È la notte più grande della storia della Roma, forse. I giallorossi fanno l’impresa: quella che a Barcellona sarebbe una semplice remuntada, nella Capitale della fede e della passione per il calcio diventa un miracolo. Messi&co. cadono 3-0 sotto i colpi di Dzeko, De Rossi e Manolas, il 4-1 dell’andata viene ribaltato: la Roma è in semifinale di Champions League. La partita perfetta, praticamente impossibile, ha anche delle giustificazioni molto razionali: la difesa altissima studiata da Di Francesco, quasi sulla linea di metà campo, che ha mandato in tilt il palleggio dei catalani per novanta minuti senza pause; la tattica troppo attendista degli ospiti, che hanno speculato sul vantaggio che sembrava incolmabile e sono stati puniti; un Dzeko davvero formato superman, immarcabile, incontenibile, trascinante. E poi gli episodi, che hanno girato finalmente dalla parte giusta, a partire dal gol del bosniaco dopo una manciata di minuti.
Lì i giallorossi hanno cominciato a credere che forse le parole della vigilia non erano solo proclami di rito. Poi il Barça ci ha messo del suo, entrando in campo nella peggior maniera possibile: svogliati davanti, con Messi che passeggiava in fuorigioco, e svagati dietro, con Ter Stegen e retroguardia intera in bambola in occasione della prima rete. Sotto di un gol, i catalani non hanno trovato di meglio che cominciare a palleggiare con i difensori, con una melina snervante e a tratti quasi antisportiva su ogni rimessa dal fondo o calcio di punizione, scatenando la furia dell’Olimpico. E sul 2-0 la tattica speculativa è diventata paura. Quando De Rossi si è presentato sul dischetto, per il rigore finalmente fischiato al terzo tentativo tra andata e ritorno, qualcuno ha tremato in curva ricordando i suoi precedenti nelle partite più importanti. Non il capitano, che ha riscattato l’autorete dell’andata e scacciato i fantasmi del passato.
Ne serviva ancora uno. Ter Stegen ha salvato un gol praticamente già fatto da El Shaarawi appena entrato, la Roma ha cominciato ad accusare la stanchezza e forse pure l’emozione, il tempo passava. Ma un miracolo è un miracolo, ci vuole fede fino all’ultimo: a sette dalla fine Manolas di testa su angolo fa 3-0. È il gol della qualificazione, che i giallorossi difendono con una preghiera collettiva sul pallonetto da metà campo di Semedo a tempo scaduto, che ad Alisson battuto accarezza la rete. Ma esce. Il Barcellona va a casa, la Roma porta il calcio italiano nelle prime quattro squadre d’Europa. Bastava crederci davvero.