“Io il braccio armato del berlusconismo contro i giudici? Non potevo esserlo, perché Berlusconi non ha mai fatto la guerra all’intera magistratura“. La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati fa il suo esordio, da presidente del Senato, a Porta a porta. E lei, definita la “marescialla” del leader di Forza Italia, non solo ribadisce di essere “orgogliosamente berlusconiana”, ma va oltre e dice: “Berlusconi non ha mai fatto la guerra all’intera magistratura, ha protestato contro una parte della magistratura che riteneva politicizzata e priva della terzietà che deve avere”. Che sia stata una guerra o una “protesta”, resta il fatto che negli anni l’ex Cavaliere ha firmato una serie interminabile di attacchi verbali: dal “partito delle procure giacobine” ai giudici definiti “peggio delle Brigate Rosse”, dalle “tre giudichesse femministe e comuniste” ai magistrati ritenuti un cancro da estirpare. Attacchi durante i quali la Casellati, già era fedelmente al suo fianco. Prima come sottosegretaria alla Giustizia e sostenitrice tra le altre cose del ddl sul processo breve (che cancellò tra le altre cose quelli su Mills e Mediaset), poi ad esempio marciando sul tribunale di Milano insieme agli altri parlamentari del Pdl contro la celebrazione del processo Ruby.
La presidente del Senato a Porta a porta rivendica tutto il suo passato: “Sono berlusconiana? Lo sono orgogliosamente“, ha detto intervistata da Bruno Vespa. “C’è un’ossessione contro Berlusconi che ormai i tempi dovrebbero superare, anche oggi dei veti nei suoi confronti. Ha ricevuto voti da milioni di italiani, fa parte della nostra democrazia e va rispettato per questo”. La seconda carica dello Stato ha quindi parlato delle trattative per la formazione del governo, processo durante il quale potrebbe ad un certo punto essere chiamata in causa: “Berlusconi trovi soluzione per il bene di tutti. Il ritorno al voto non porterebbe a nulla di nuovo, sarebbe sconfitta di tutti, non succederebbe nulla. Spero che non ci sia bisogno di darmi un mandato esplorativo, che prevalga la ragione sul pregiudizio”. Quindi ha criticato, senza citarli, i 5 stelle che mettono un veto sull’ex Cavaliere: “Non si condividono i veti tout court: tutti hanno diritto di sedere allo stesso tavolo. Abbiamo un panorama inedito che esce dalle elezioni del 4 marzo, non si possono più applicare vecchi schemi. Non ci sono vincitori che abbiano autosufficienza. Serve una pacificazione per mettere al tavolo tutti gli attori della nostra politica e rispondere alla straordinaria emergenza che vivono i cittadini italiani. I veti rallentano le trattative e non danno risposte ai cittadini, non permettono una serena formazione di un governo, arriviamo a una situazione di stallo che non fa bene al Paese”. Quindi ha chiuso liquidando la battaglia della ex presidente della Camera Laura Boldrini, che aveva difeso l’uso dell’articolo femminile per definire il suo ruolo. “Non c’è bisogno di mettere un articolo o vocaboli cacofonici come ‘ministra’, mi sembrano battaglie veterocomuniste“, ha concluso.