Con queste parole i giudici hanno respinto l'ennesima istanza presentata la scorsa settimana dai legali dell’ex senatore di Forza Italia, attualmente ricoverato in regime di detenzione nel Campus Biomedico di Roma
Per il tribunale di Torveglianza di Roma, “le attuali condizioni di detenzione di Marcello Dell’Utri non ledono i diritti umani“. Con queste parole i giudici hanno respinto l’ennesima istanza presentata la scorsa settimana dai legali dell’ex senatore di Forza Italia, attualmente ricoverato in regime di detenzione nel Campus Biomedico di Roma.
Dell’Utri dal 14 febbraio scorso è ricoverato nella struttura ospedaliera, “piantonato h24, in una stanza illuminata anche di notte, dove non può aprire la finestra”, avevano denunciato i legali Alessandro de Federicis e Simona Filippi davanti ai giudici, sottolineando che tali condizioni non solo non permettevano cure adeguate, ma mettevano a rischio i diritti umani di base. Sei giorni fa anche la Corte europea dei diritti umani aveva detto no a Dell’Utri.
Il cofondator di Forza Italia, condannato nel 2014 a 7 anni per concorso esterno alla mafia, si era già visto negare due volte dal tribunale di sorveglianza di Roma la sospensione della pena chiesta per motivi di salute. L’ex senatore è malato di tumore alla prostata e affetto da cardiopatia e diabete, e tornerà in carcere a Rebibbia il 18 aprile prossimo al termine del ciclo di radioterapia cui viene sottoposto in questi giorni.
Secondo quanto riporta una consulenza dell’ex presidente della Società italiana di psichiatria Claudio Mencacci depositata dai difensori, le condizioni in cui è ricoverato potrebbero rappresentare un pericolo ulteriore per la sua salute: “Il rischio – sottolinea Mencacci – è di applicare ad una persona anziana e gravemente malata una limitazione non comprensibile ed eccessiva che sta cominciando a produrre una reazione di sfinimento emotivo che potrebbe elicitare risposte di tipo depressivo ed ansioso ancora più marcate di quelle attuali”. E gli esperti del Campus Biomedico affermano che il tumore da cui è affetto è peggiorato e sottolineano nella cartella clinica: “È diventato impattante sull’aspettativa di vita del paziente e dimostra al momento una priorità terapeutica non più demandabile“.