Un approccio più “interventista” del necessario per il gip di Milano, “un delinquente vero” secondo il collega Carmine Cucciniello (anche lui arrestato), “a caccia di denaro è disperato” per un altro medico radiologo. Gli arresti domiciliari per Giorgio Maria Calori, responsabile dell’unità operativa di Chirurgia ortopedica riparativa, professore a contratto all’università di Milano dal 2002 dell’ospedale Pini, potrebbe essere solo l’inizio di una serie di guai giudiziari. In Procura a Milano stanno arrivando in queste ore numerose segnalazioni da pazienti che ritengono di aver subito danni fisici dalle operazioni chirurgiche. Nell’ordinanza di custodia cautelare per lui e altre cinque persone il gip Teresa De Pascale aveva sottolineato l’inclinazione a operare “volto al maggior guadagno piuttosto che alla preminente cura del paziente”. Un approccio su cui c’è necessità, a detta del giudice, di un “approfondimento investigativo volto ad esaminare una serie di operazioni chirurgiche ‘forzate'”.
Tra gli elementi proprio il racconto di Cucciniello, che intercettato descriveva la vicenda di un’infezione inventata da Calori per operare a tutti i costi in una clinica. Un paziente gli avrebbe raccontato che Calori gli prospettò la necessità di una “tac urgentissima” perché “ho un’infezione gravissima (…) io gli ho spiegato (…) che ero lì perché non mi fa male il piede che mi ha operato Malerba (un altro medico totalmente estraneo all’indagine, ndr) mi fa male l’altro, lui ha detto non importa, casomai potevamo operare tutte e due’“. Fu un altro medico, poi, a smentire l’esistenza di quell’infezione sostenendo che solo guardando i “piedi, belli come il sole, la pelle candida come un bambino” si capiva che non c’era alcuna patologia.
In questa linea di “ricerca del maggior guadagno” possibile che avrebbe caratterizzato l’operato di Calori – che aveva acquistato una casa da 300 metri quadrati e chiesto un mutuo da 600mila per ristrutturarla, negli atti c’è anche un litigio del 15 marzo 2015 con un anestesista del Pini, il quale quel pomeriggio era contrario ad operare per una frattura al femore un paziente cardiopatico in quanto era ad “alto rischio” e a quell’ora sarebbe iniziato senza la “copertura del presidio cardiologico” come, invece, prevede il regolamento dell’Istituto ortopedico di piazza Cardinal Ferrari. Ma Calori avrebbe insistito affinché l’uomo fosse operato “nell’immediatezza”.
Proprio per la necessità di denaro il medico aveva chiesto all’imprendirtore amico Tommaso Brenicci 150mila euro. Un bisogno così forte di denaro che il medico, stando al racconto di due persone intercettate, avrebbe chiesto a un’anziana “morta di fame” 300 euro per una visita e 1200 euro per una consulenza e alla richiesta di poter pagare in due tranche il camice Calori avrebbe risposto alla “vecchietta”: “Allora la perizia la prossima volta gliela farò in due tempi”. Al momento non esiste ancora un filone di indagine in questo senso, gli inquirenti, comunque, al momento puntano a definire, in prima battuta, con una richiesta di giudizio immediato nei prossimi mesi il capitolo corruzione. Da domani inizieranno gli interrogatori di garanzia degli arrestati.