Dietro le quinte l'ex premier, Matteo Salvini e Giorgia Meloni avevano lavorato per l'unità: raccontano che durante il vertice di oggi a palazzo Grazioli il comunicato congiunto era stato limato fin nelle virgole. Poi, dopo il colloquio con Sergio Mattarella, l'ex Cav ha sparigliato prima sulla possibile intesa con i 5 Stelle, poi su un accordo con il Partito Democratico
Un equilibrio precario, estremamente precario. Le tre forze che compongono il centrodestra si presentano insieme al Quirinale per le consultazioni, ma la convivenza tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi continua camminare sull’orlo del baratro. “Abbiamo scritto un comunicato e sulle singole parole abbiamo discusso abbastanza…”, ha raccontato l’ex premier ai cronisti dopo il colloquio con Sergio Mattarella. Poi però la frattura è venuta a galla. Il tema? La possibile alleanza con il Partito Democratico.
La notte era stata travagliata, per il centrodestra unito. “Ieri sera c’è stata una spaccatura e Berlusconi non voleva andare al Quirinale. Poi tutto è rientrato”, ha raccontato il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7. In giornata le tensioni parevano essere state sopite in nome del bene della coalizione e dietro le quinte l’ex Cav, Salvini e Giorgia Meloni avevano lavorato per l’unità.
Raccontano che durante il vertice di oggi a palazzo Grazioli tra i leader di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega il testo da leggere ai giornalisti dopo il colloquio con il capo dello Stato sia stato oggetto di una vivace discussione: ogni suo punto sarebbe stato sviscerato, valutato, smussandone gli angoli, fino alle virgole. In particolare, Berlusconi avrebbe insistito, spuntandola, per veder sottolineato lo spirito unitario della coalizione. Che l’ex premier ha sottolineato durante il punto con i giornalisti al termine dell’incontro con il capo dello Stato, tenendo con le mani il conto dei punti del programma che Salvini ha elencato nelle vesti del leader del partito che ha preso più voti nello schieramento. Quando però all’ottavo punto della lista il leghista ha pronunciato le parole “riforma della giustizia” ai più accorti è parsa evidente la difficoltà che il cosiddetto centrodestra unito avrebbe a intavolare un dialogo con il Movimento 5 Stelle. Con il quale Salvini dialoga in realtà da settimane.
L’unità di intenti, infatti, ha tenuto soltanto fino al termine del discorso del segretario della Lega. Poi è venuta fuori la difficoltà a fare la figura del comprimario del presidente di Forza Italia, che ha spostato via i più giovani colleghi dal raggio d’azione di telecamere e microfoni per poi tornare indietro un istante dopo, riprendersi la scena e lanciare il suo messaggio: “Sappiate distinguere chi è democratico da chi non conosce neppure l’abc della democrazia“. Un chiaro riferimento al Movimento 5 Stelle, per i quali fino a un momento prima il segretario della Lega aveva tenuto la porta aperta.
La seconda rottura si è consumata all’uscita dal Quirinale. “Escludo di andare al governo con il Pd”, aveva detto Salvini ai cronisti mentre lasciava il colle in direzione Montecitorio nella dichiarazione battuta dall’Ansa alle 18.44. Due minuti dopo un nuovo lancio dell’agenzia riportava le parole di Berlusconi: “L’Italia ha bisogno di un governo e perciò bisogna che si cerchi di non perdere troppo tempo e di metterlo in campo”, spiedgava il leader di Forza Italia rispondendo alla domanda se nella discussione per la formazione di un governo vada coinvolto anche il Pd. Tradotto: l’ex Cavaliere all’alleanza con il Pd pensa, eccome. E la distanza con l’alleato Salvini aumenta.