Il governatore della Lombardia al sito Lettera43.it: "Non l'ho appoggiato quando ero sindaco di Varese e non penso lo farò nemmeno qui". Poi conferma l'intenzione di illuminare il Pirellone con la scritta 'Family Day' come fece Maroni: "Quella non è una scelta divisiva, è una scelta politica"
“Non daremo il patrocinio al Pride, è una manifestazione divisiva e per questo non va sostenuta”. Attilio Fontana, eletto presidente della Lombardia il 4 marzo con quasi il 50% dei voti, conferma la sua posizione sulle celebrazioni in difesa dei diritti LGBT previste in varie città della regione a giugno: “Non l’ho appoggiato a Varese e non penso lo farò nemmeno qui, ma ne dobbiamo parlare con gli alleati”, ha detto in un’intervista a Lettera43.it il neo presidente, già sindaco del comune lombardo per dieci anni dal 2006 al 2016. “Io sono eterosessuale, ma non è che faccio una manifestazione per accreditare la mia eterosessualità. Le scelte in questo campo devono rimanere personali, sbandierarle è sbagliato” ha detto Fontana. Dichiarazioni che hanno sollevato l’indignazione della comunità LGBT e non solo, come prima delle elezioni avevano fatto discutere le sue frasi sulla razza bianca a rischio.
Per Fontana “il Gay Pride è una manifestazione divisiva e quando le manifestazioni sono divisive non sono mai da sostenere”. Una scelta di campo, come quella del suo precedessore Roberto Maroni che nel 2016, alla vigilia dei cortei a favore della legge sulle unioni civili, decise di illuminare il palazzo della Regione Lombardia con la scritta ‘Family Day‘. Esperimento che il neo presidente intende ripetere: “Lo rifaremo, quella non è una scelta divisiva, è una scelta politica. Tutti riconoscono il valore della famiglia. È nella Costituzione, è uno dei fondamenti della nostra civiltà ed è uno dei principali punti di riferimento del programma dell’amministrazione precedente e di questa”.
Dura la reazione di Monica Cirinnà, prima firmata della legge sulle unioni civili: “La Lombardia nel Medioevo dei diritti grazie ad Attilio Fontana. E questa sarebbe la parte più progredita del Paese?” scrive su Twitter la neo senatrice del Partito democratico. Pochi giorni fa il presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi, a capo di una coalizione di centrosinistra, aveva preso una decisione analoga negando il patrocinio al Dolomiti Pride, definito dal governatore “una parata folkloristica ed esibizionistica”.