Virginia Raggi vuole trovare un colpevole per le buche a Roma. La sindaca della Capitale ha disposto l’apertura di un’inchiesta interna per accertare il motivo della lentezza delle gare per i lavori stradali. Nello specifico, vuole verificare perché sia difficile trovare dirigenti e funzionari comunali disponibili a comporre le commissioni per aggiudicare le gare. “Chi ha sbagliato deve pagare, è finita la pazienza, voglio una risposta da dare ai cittadini. Voglio sapere perché le commissioni non si riuniscono”, avrebbe lamentato Raggi.
Da quando la sindaca è al Campidoglio, ha messo in campo una task-force ribattezzata #stradenuove che ha portato un investimento da 90 milioni per 88 interventi, di cui solo 40 sono stati già conclusi, mentre altri 48 sono in via di assegnazione. Un mese fa la giunta ha annunciato anche un “Piano Marshall”: un milione di euro a ogni municipio e il noleggio di “una macchina tappabuchi” da 1.500 interventi al giorno e di una “miscela di ultima generazione”. Ma si tratta dell’ennesimo piano emergenziale sul tema – uno dei più sentiti – nella Capitale, mentre la città aspetta da quasi un anno il nuovo bando anti-voragini.
La delibera per il varo della gara triennale da 12 lotti, del valore di 78 milioni di euro l’anno, è però ancora incastrata nelle maglie burocratiche del Consiglio comunale. Da due anni il Campidoglio va avanti attraverso la replica di 6 mesi in 6 mesi del provvedimento emesso nella primavera del 2016 dal commissario Francesco Paolo Tronca. Nel frattempo la task-force #stradenuove ha retto, visto che le voragini che in queste settimane hanno devastato le strade romane si sarebbero aperte su tratti di asfalto non interessati dalla manutenzione effettuata da giugno 2016 in poi. Con la nuova gara, però, gli interventi sarebbero potuti essere molto più organici. Nelle intenzioni, la città dovrà essere divisa in “lotti”: le aziende in lizza potranno partecipare al massimo a 4 di questi, ma potranno aggiudicarsene soltanto uno, mantenendo però il lavoro per tre anni.