IO SONO TEMPESTA di Daniele Luchetti. Con Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco. Italia 2018. Durata: 97’. Voto 3,5/5 (DT)
II ricchissimo e spregiudicato finanziere Numa Tempesta vive da solo in un lussuoso hotel da cinque piani, tra stucchi, decine di flipper, e Jacuzzi sul tetto. Per via di una vecchia condanna per frode fiscale gli tocca scontare un anno ai servizi sociali in un centro di accoglienza diurno dove incontra il gioviale Bruno, ex barista finito sul lastrico, e il figlioletto. Lì Numa, un vero farabutto irriverente e irrispettoso del prossimo, finisce per fare comunella con il gruppo di homeless a cui insegnerà cos’è l’alta finanza. Ovvero un giochino facile e accessibile a chiunque, dove c’è sempre qualcuno più debole da “fottere”.
Insegnamento che i dropout, un rimescolio sciancato e riuscito di etnie e facce che si muovono trasportando carrelli, sedie a rotelle, e sportine di plastica, imparerà subito a mettere in pratica senza scrupoli. Atipica e spassosa commedia pop che prende le mosse dal caso Berlusconi poi lo lascia subito stare concentrarsi su un racconto/scontro a dir poco simbolico tra un ultraricco e una banda di ultrapoveri. Nessuna concessione a patetismi, moraline d’accatto, e sensi di colpa borghesi. Luchetti, davvero rinvigorito dietro una saettante macchina da presa, disegna un discorso comico sopra/fuori/oltre le righe e fa centro. Citazioni divertite, volute, e a go-go, da Shining a Le mani sulla città. Un plauso all’idea erotica delle Radiose: tre giovanissime studentesse di psicologia che oltre a sollazzare sessualmente Numa, scavano scherzosamente a fondo dell’inconscio di Tempesta e degli altri finendo, tra lingerie e zatteroni, leggiadre e fluttuanti come sirene nel mare di una fantasia popolare che richiama più l’onirismo felliniano che il velinismo televisivo contemporaneo.