THE SILENT MAN di Peter Landesman. Con Liam Neeson, Diane Lane, Tom Sizemore. Usa 2017. Durata: 103’ Voto: 2,5/5 (DT)
11 aprile 1972, tra gli alti dirigenti dell’FBI, quelli della CIA e l’entourage della Casa Bianca sotto la presidenza Nixon regna la solita misteriosa e confabulante messa in scena di dossier e controdossier. Poi all’improvviso dopo 48 anni di regno indiscusso muore il capo dell’FBI, J. Edgar Hoover e scoppia il caso Watergate. A tirare le fila, verso ogni direzione, sarà il vicedirettore dell’FBI, Mark Felt: apparentemente ligio ai doveri della tradizione del privatissimo e piccante dossieraggio voluto dall’ex capo, diventerà la “deep throat” che farà saltare Nixon, e rimarrà al suo posto di lavoro fino ai primi anni duemila.
Una spy story immobilizzata in interni grigio antracite, con un Neeson imbiancato e finalmente (lo diciamo per lui) a riposo che recita da fermo, in piedi o a sedere, senza esagerare in devastanti (e piacevoli) recenti scene action. Se conoscete i confini giuridici e di azione delle varie organizzazioni statunitensi bene, altrimenti fate un ripassino prima dell’intricato script del film di Landesman. Colonna sonora “minimal” onnipresente per un’atmosfera cupamente reiterata tra personaggi che sembrano ombre e ombre che invadono il film. La concessione ad un finale mieloso in cui Felt diventa quasi un eroe è francamente incomprensibile, se non in una prospettiva biografico privata più ampia che nel montato finale è questione di briciole.