L’11 aprile scorso si è svolta a L’Aquila, la prima udienza nel processo a tre attiviste femministe querelate per diffamazione dall’avvocato Antonio Valentini. La prossima udienza si terrà il 13 giugno prossimo. I fatti che hanno dato origine alla querela risalgono al 2015 quando l’associazione Ilaria Rambaldi onlus organizza un Convegno sui Grandi rischi nella sede della Casa internazionale delle donne, a Roma. Il principale relatore a quel convegno è l’avvocato Antonio Valentini, il legale che difese Francesco Tuccia, il militare condannato a sette anni e otto mesi, per aver stuprato e ridotto in fin di vita una donna nel 2012 a L’Aquila. Le attiviste non vogliono che quell’avvocato metta piede in un luogo simbolico per le donne. Si scambiano privatamente delle mail e anche una lettera scritta da una donna aquilana che muove critiche e accuse contro l’avvocato Valentini che ne viene a conoscenza e sporge querela.
Non furono solo quelle tre attiviste oggi a processo a contestare la presenza del legale alla Casa internazionale delle donne. Era stato criticato duramente per la strategia difensiva adottata all’epoca del processo a Tuccia, documentata e giudicata come vessatoria e rivittimizzante. Nel 2013, il comitato Sciopero delle donne scrive che durante il processo d’appello, l’avvocato Valentini aveva “diffuso dei dati sensibili sulla vittima: “ossia dove vive adesso Rosa, cosa che non sapeva nessuno se non la famiglia e le compagne più vicine”. All’epoca ci fu un clima velenoso e inquietante e avvennero fatti deprecabili, nulla venne risparmiato alla vittima di quella brutale aggressione. Alberico Villano, un altro legale difensore di Tuccia, in ben due occasioni aveva fatto il nome e il cognome della vittima durante trasmissioni televisive, violandone la privacy. Infine dopo una sentenza che fece discutere, l’avvocata del Centro antiviolenza aquilano che si era costituito parte civile venne minacciata. Trovò un biglietto sul parabrezza dell’auto, vergato da qualche coraggioso anonimo.
Il tema della rivittimizzazione secondaria delle vittime di stupro è un problema costante nelle aule dei tribunali italiani fin dai tempi di processo per stupro. Il documentario di Loredana Rotondo nel 1978 mostrò il processo nel processo: quello che veniva fatto alle vittime. In trent’anni sono continuate le offese, le violazioni della privacy, l’accanimento fino al dileggio da parte dei legali difensori. E accade in oltraggio alle direttive internazionali come documentato dalla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (Cedaw) nel luglio 2017 e dalla Commissione parlamentare sul femminicidio del Senato della Repubblica.
Pochi mesi fa, gli avvocati Cristina Menichetti e Giorgio Carta, difensori di due carabinieri accusati di stupro nel settembre del 2017, bersagliano di domande offensive le studentesse americane anche se l’articolo 472 del codice di procedura penale vieta domande sulla vita privata delle vittime: “In tali procedimenti non sono ammesse domande sulla vita privata o sulla sessualità della persona offesa se non sono necessarie alla ricostruzione del fatto”. Eppure la richiesta di un provvedimento disciplinare nei confronti dei due legali è stata respinta dell’Ordine degli avvocati di Firenze. Si vuole lasciare ancora spazio a strategie difensive che violano i diritti delle vittime di stupro nei nostri tribunali?
Fu sulla base di una serie infinita di violazioni dei diritti delle donne che le attiviste, oggi imputate per diffamazione, criticarono la strategia difensiva condotta nel processo Tuccia e quindi la presenza dell’ avvocato Valentini tra le mura della Casa delle internazionale delle donne. L’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di due imputate, ha detto che il giudice ha rifiutato il diritto a una prova più ampia che avrebbe potuto collegare la presa di posizione delle attiviste alla storica battaglia femminista sui processi alle vittime e alle violazioni alle direttive internazionali che ne tutelano i diritti. Nelle prossime udienze si terranno presente solo gli aspetti tecnici sulla diffusioni delle mail, decontestualizzando le azioni delle attiviste dalla storia di ingiustizie nei confronti delle vittime di stupro e dai fatti avvenuti a L’Aquila che pur le hanno motivate. Perché? E’ una storia che nelle aule dei nostri Tribunali non dovrebbe essere dimenticata.
È possibile seguire la vicenda del processo sul sito Ci riguarda tutte.
@nadiesdaa
Nadia Somma Caiati
Responsabile Centro antiviolenza Demetra
Diritti - 13 Aprile 2018
Sessismo nei tribunali, le femministe si battono perché non ostacoli la giustizia
L’11 aprile scorso si è svolta a L’Aquila, la prima udienza nel processo a tre attiviste femministe querelate per diffamazione dall’avvocato Antonio Valentini. La prossima udienza si terrà il 13 giugno prossimo. I fatti che hanno dato origine alla querela risalgono al 2015 quando l’associazione Ilaria Rambaldi onlus organizza un Convegno sui Grandi rischi nella sede della Casa internazionale delle donne, a Roma. Il principale relatore a quel convegno è l’avvocato Antonio Valentini, il legale che difese Francesco Tuccia, il militare condannato a sette anni e otto mesi, per aver stuprato e ridotto in fin di vita una donna nel 2012 a L’Aquila. Le attiviste non vogliono che quell’avvocato metta piede in un luogo simbolico per le donne. Si scambiano privatamente delle mail e anche una lettera scritta da una donna aquilana che muove critiche e accuse contro l’avvocato Valentini che ne viene a conoscenza e sporge querela.
Non furono solo quelle tre attiviste oggi a processo a contestare la presenza del legale alla Casa internazionale delle donne. Era stato criticato duramente per la strategia difensiva adottata all’epoca del processo a Tuccia, documentata e giudicata come vessatoria e rivittimizzante. Nel 2013, il comitato Sciopero delle donne scrive che durante il processo d’appello, l’avvocato Valentini aveva “diffuso dei dati sensibili sulla vittima: “ossia dove vive adesso Rosa, cosa che non sapeva nessuno se non la famiglia e le compagne più vicine”. All’epoca ci fu un clima velenoso e inquietante e avvennero fatti deprecabili, nulla venne risparmiato alla vittima di quella brutale aggressione. Alberico Villano, un altro legale difensore di Tuccia, in ben due occasioni aveva fatto il nome e il cognome della vittima durante trasmissioni televisive, violandone la privacy. Infine dopo una sentenza che fece discutere, l’avvocata del Centro antiviolenza aquilano che si era costituito parte civile venne minacciata. Trovò un biglietto sul parabrezza dell’auto, vergato da qualche coraggioso anonimo.
Il tema della rivittimizzazione secondaria delle vittime di stupro è un problema costante nelle aule dei tribunali italiani fin dai tempi di processo per stupro. Il documentario di Loredana Rotondo nel 1978 mostrò il processo nel processo: quello che veniva fatto alle vittime. In trent’anni sono continuate le offese, le violazioni della privacy, l’accanimento fino al dileggio da parte dei legali difensori. E accade in oltraggio alle direttive internazionali come documentato dalla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (Cedaw) nel luglio 2017 e dalla Commissione parlamentare sul femminicidio del Senato della Repubblica.
Pochi mesi fa, gli avvocati Cristina Menichetti e Giorgio Carta, difensori di due carabinieri accusati di stupro nel settembre del 2017, bersagliano di domande offensive le studentesse americane anche se l’articolo 472 del codice di procedura penale vieta domande sulla vita privata delle vittime: “In tali procedimenti non sono ammesse domande sulla vita privata o sulla sessualità della persona offesa se non sono necessarie alla ricostruzione del fatto”. Eppure la richiesta di un provvedimento disciplinare nei confronti dei due legali è stata respinta dell’Ordine degli avvocati di Firenze. Si vuole lasciare ancora spazio a strategie difensive che violano i diritti delle vittime di stupro nei nostri tribunali?
Fu sulla base di una serie infinita di violazioni dei diritti delle donne che le attiviste, oggi imputate per diffamazione, criticarono la strategia difensiva condotta nel processo Tuccia e quindi la presenza dell’ avvocato Valentini tra le mura della Casa delle internazionale delle donne. L’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di due imputate, ha detto che il giudice ha rifiutato il diritto a una prova più ampia che avrebbe potuto collegare la presa di posizione delle attiviste alla storica battaglia femminista sui processi alle vittime e alle violazioni alle direttive internazionali che ne tutelano i diritti. Nelle prossime udienze si terranno presente solo gli aspetti tecnici sulla diffusioni delle mail, decontestualizzando le azioni delle attiviste dalla storia di ingiustizie nei confronti delle vittime di stupro e dai fatti avvenuti a L’Aquila che pur le hanno motivate. Perché? E’ una storia che nelle aule dei nostri Tribunali non dovrebbe essere dimenticata.
È possibile seguire la vicenda del processo sul sito Ci riguarda tutte.
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Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Grazie Fulco per aver insegnato a intere generazioni la cura e la conservazione della natura. Fondatore del WWF, parlamentare, sempre attento a portare fuori dai recinti l'ambientalismo convinto che doveva vivere soprattutto nella società e nei comportamenti individuali e collettivo per cambiare anche la politica. In un mondo in grave crisi climatica la Sua saggezza e conoscenza divulgativa ci mancherà molto". Lo dice Paolo Cento, già parlamentare dei Verdi e direttore della rivista ambientalista 'Articolo 9'.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Giorgia Meloni non ha nulla da dire sulle parole dell’inviato speciale di Trump?". Lo scrive sui social al deputato di Iv Maria Elena Boschi, rilanciando il colloquio di Paolo Zampolli con il Foglio.
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - A sedici anni dall'ultima presenza di un Capo dello Stato, in quel caso Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, torna in Giappone per una visita ufficiale in programma da lunedì 3 a domenica 9 marzo. Un appuntamento che suggella una fase di svolta nei rapporti tra l'Italia e il Paese del Sol Levante, visto che l'entrata in vigore nel 2023 del Partenariato strategico e il successivo Piano di azione siglato tra i rispettivi Governi l'estate scorsa in occasione del G7 a Borgo Egnazia segnano l'avvio di un rapporto caratterizzato da un nuovo dinamismo, che si preannuncia foriero di conseguenze positive e di prospettive da esplorare, che vanno ad inserirsi in una già collaudata comunanza di vedute e di interessi sul piano politico ed economico.
Basti pensare all'attenzione sempre crescente dell'Italia per le problematiche del Sud-est asiatico, con l'intensificazione di un dialogo a livello Nato e tra Unione europea e Giappone, per il quale il partenariato con gli Stati Uniti rappresenta un pilastro fondamentale, anche per la stabilità dell'Indo-pacifico. Con la necessità per il Paese del Sol Levante di trovare un equilibrio nei rapporti con la Cina, tra tensioni di carattere geopolitico da governare e interessi commerciali da salvaguardare.
Le circa 150 nostre aziende che operano in Giappone e le circa 380 giapponesi che sono nel nostro Paese, il Business-Forum in programma a Roma il prossimo 13 maggio, con la partecipazione di circa 200 imprese nipponiche e italiane, sono invece la dimostrazione di quanto sia rilevante e in crescita la partnership economica, che oltre alla presenza italiana nei tradizionali settori del design, della moda e dell'agroalimentare vede aumentare la collaborazione sul piano industriale e tecnologico. Si inserisce proprio in questo contesto il progetto Gcap per il caccia di sesta generazione basato sulla collaborazione tra Italia, Giappone e Regno Unito.
Si svilupperà quindi lungo questa direttrice il programma della visita di Mattarella, con impegni di carattere istituzionale, economico e culturale. Lunedì 3 marzo alle 19 ora locale (8 ore avanti il fuso orario rispetto all'Italia dove quindi saranno le 11), il Capo dello Stato vedrà a Tokyo la comunità italiana. Poi martedì l'incontro con l'imperatore Naruhito e l'imperatrice Masako e i colloqui con gli speaker, rispettivamente, della Camera dei Rappresentanti e della Camera dei Consiglieri. Quindi il concerto del tenore Vittorio Grigolo, offerto dall'Italia alla presenza dei rappresentanti della Casa imperiale.
Mercoledì 5 alle 11 (le 3 di notte in Italia) è previsto un confronto del presidente della Repubblica con rappresentanti della Confindustria giapponese ed esponenti dell'imprenditoria italiana, mentre alle 18 Mattarella vedrà il premier giapponese, Shigeru Ishiba.
Nelle giornate di giovedì e venerdì il Capo dello Stato sarà invece a Kyoto, dove sono in programma appuntamenti di carattere artistico e culturale e l'incontro con i nostri connazionali. Particolarmente significativa, anche per i risvolti legati alla attuale e delicata situazione internazionale, l'ultima tappa a Hiroshima, prevista sabato 8 marzo, con la visita al Museo della Pace e l'incontro con l'Associazione dei sopravvissuti ai bombardamenti nucleari e con l'organizzazione Nihon Hidankyo, impegnata per l'abolizione delle armi nucleari e insignita lo scorso anno del Premio Nobel per la pace. Domenica 9 il rientro a Roma.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Mentre la vigilanza resta bloccata dal ricatto della maggioranza, gli ascolti della Rai continuano a precipitare, soprattutto nel settore dell’informazione, dove assistiamo a una vera e propria desertificazione. Un tempo i programmi di approfondimento erano punti di riferimento, oggi vengono sistematicamente penalizzati da scelte di palinsesto incomprensibili". Lo dicono i parlamentari del M5s della commissione di Vigilanza Rai.
"Un esempio? Fiction di grande successo, capaci di catalizzare milioni di spettatori, vengono mandate in onda in diretta concorrenza con trasmissioni storiche d’informazione. È successo con Rocco Schiavone contro Chi l’ha visto?, e si ripete con Imma Tataranni opposta a Report -proseguono-. Chi ha interesse a sabotare l’informazione di qualità? Come se non bastasse, la Rai autorizza con leggerezza la partecipazione di suoi volti di punta sulle reti concorrenti, depotenziando i propri programmi".
"Domani sera, Stefano De Martino sarà ospite di Fabio Fazio: un conduttore che già raccoglie ottimi ascolti, ha bisogno di fare promozione sul Nove? Ma a chi serve davvero questa ospitata, a De Martino o a Fazio? È solo una coincidenza che entrambi abbiano lo stesso agente? Di certo, non si può pensare di premiare chi è responsabile di tutto questo affidandogli la supergestione dei palinsesti. Per salvare la Rai serve competenza, non amichettismo", concludono gli esponenti M5s.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Tra l’invasore Putin e il bullo Trump, noi stiamo con Zelensky, con l’Ucraina e con l’Unione europea, ormai unico argine al neocolonialismo e al neo imperialismo di Usa e Russia. Per questo +Europa parteciperà alle piazze per l’Ucraina che si stanno organizzando in tutta Italia, comprese quelle di oggi a Milano davanti al consolato USA e di domani in piazza dei Mercanti, così come a Roma in Piazza Santi Apostoli sempre domani. Non possiamo più stare a guardare. È il momento che tutti coloro che credono nell’Europa Unita e nella democrazia si schierino dalla parte di Kiev, dell’Europa, dei diritti e della libertà”. Lo annuncia il segretario di Più Europa Riccardo Magi.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Apprezzabile la manifestazione in favore dell’Ucraina, domani pomeriggio. Ridicolo però che venga da Carlo Calenda, che ha distrutto il progetto Stati Uniti d’Europa non aderendo alla lista e regalando posti al parlamento europeo ai sovranisti filo Putin". Lo scrive sui social il senatore di Iv Ivan Scalfarotto.
Roma, 1 mar (Adnkronos) - "Le immagini di ieri dallo Studio ovale hanno sconvolto il mondo. Siamo in una situazione internazionale senza precedenti e il comunicato della premier Meloni, giunto ben ultimo dopo altri leader europei, non fa chiarezza sulla posizione dell’Italia". Lo dicono Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo Pd alla Camera e al Senato.
"Meloni deve spiegare al paese se ha intenzione di abbandonare l’Ucraina al suo destino, se pensa di distinguersi dal resto dell’Europa e come intende rispondere all’arroganza degli Stati Uniti e di Trump. Non può continuare a nascondersi e a scansare la questione di fondo: dove colloca l’Italia nel mondo in questo drammatico frangente. Basta video e comunicazioni tardive, venga in Parlamento già prima del vertice europeo straordinario del 6 marzo", aggiungono Braga e Boccia.