di Carlo Corti

Viene quasi da sorridere pensando a quale sarà il prossimo governo.

Viene quasi da sorridere perché c’è un partito che più di tutti se ne sta alla larga da questo dibattito: il Pd, il partito del “fate voi”, sarà quello che uno stremato Sergio Mattarella chiamerà a giocare una determinante partita nella soluzione della crisi.

Non credo minimamente che M5S e Lega abbiano intenzione di concretizzare un’alleanza che al momento serve solo a riempire le colonne dei giornali. Ambedue gli schieramenti sanno che un loro governo congiunto non potrebbe che deludere i rispettivi elettorati. Questo è vero soprattutto per i 5 stelle che perderebbero tutti gli elettori scontenti di sinistra che speravano in un vero rinnovamento. La Lega può sempre contare su un bacino di malcontento che, la storia ce lo insegna, continua a votarli nonostante i ripetuti insuccessi dei governi a cui hanno partecipato.

Dopo l’ennesimo giro a vuoto delle consultazioni, il Presidente della Repubblica prenderà il Pd sotto la sua amorevole ala protettrice e lo convincerà ad appoggiare un governo centrodestra-Pd. Il Pd potrà giustificarsi con i suoi elettori con le solite balle sulla governabilità, sulla responsabilità, sul “ce lo ha chiesto Mattarella”, accelerando, ma non di tanto, la completa fuoriuscita di tutte le sue componenti di sinistra e diventando così un nuovo partito di centro (il Partito Democristianizzato).

Così tra cinque anni avremo un Pd ampiamente “nazarenizzato“, erede degli elettori di Forza Italia, con la soddisfazione di Berlusconi che avrà finalmente dalla sua parte il tanto corteggiato Matteo Renzi, degno prosecutore della sua dinastia politica. Metteranno una toppa qua e una là, così tanto per scalfire il consenso per il M5S, confidando nel fatto che più si va in là più sarà facile che questo movimento si disgreghi o che perlomeno perda l’enorme forza propulsiva che lo ha portato a diventare in brevissimo tempo il partito più votato in Italia.

Ecco, spero che tutto questo sia solo un brutto sogno.

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