Il manifesto dello scorso Festival di Cannes (il settantesimo) celebrava Claudia Cardinale, ritratta in una foto del 1959, quando l’attrice aveva ventuno anni e aveva da poco interpretato Carmelina, la sorella del gelosissimo Ferribotte ne I soliti ignoti, il primo grande film che la lanciò nel cinema italiano.
Oggi, 15 aprile, Claudia Cardinale compie ottanta anni ma la sua carica – espressa attraverso un’attività che tuttora non si ferma, nel cinema e fuori dal cinema – è la stessa della foto con cui Cannes le rendeva omaggio. La Croisette inondata di centinaia di repliche di quel manifesto ingigantiva ancor di più l’energia esplosiva di una ragazza che non poteva non “bucare” lo schermo.
Ma la foto suscitò anche molte polemiche perché non fu difficile vedere che era stata ritoccata, snellendo la vita di Claudia e le sue belle gambe: l’immagine fu cioè adeguata ai canoni di bellezza internazionali di oggi invece di restituire la potenza molto mediterranea di una donna che anche attraverso il balzo quasi felino preso dal fotografo mostrava tutta la sua voglia di libertà.
On se rend mieux compte en gif de toutes les retouches faites sur la photo de Claudia Cardinale. #Cannes2017 pic.twitter.com/Qf2U8ANdSK
— David Honnorat (@IMtheRookie) 29 marzo 2017
Ritoccare la foto di Claudia Cardinale era cioè un controsenso per un’attrice che ha accolto (e quasi rivendicato) il passare degli anni per convivere con il proprio mito, senza cedimenti alle sirene della giovinezza perenne regalata da improbabili bisturi, che spesso producono mostri. Il fascino non ha età, ed è soprattutto il risultato di un felice connubio tra charme e bellezza interiore.
La libertà Claudia Cardinale l’ha mostrata attraverso i 150 film che ha interpretato in 60 anni di carriera, dando vita, corpo e voce – la splendida voce roca, diversamente femminile, quasi un manifesto di una femminilità non sottomessa – a una galleria di personaggi che rivelavano sempre in un modo o in un altro la loro autonomia. Autonomia che si traduce ora in sensualità – come nell’Angelica de Il Gattopardo (1963) di Luchino Visconti – ora in mistero – come nella Claudia dell’8 ½ (1963) di Federico Fellini -, ora in esotismo – come nell’Aida di La ragazza con la valigia (1961) di Valerio Zurlini – ora in furba determinazione – come nella Carmela di Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata (1971) di Luigi Zampa.
C’è una scena in L’udienza – geniale e kafkiano oltre che attualissimo film di Marco Ferreri del 1972 – che riassume bene la forza seduttiva e al tempo stesso dominante di Claudia Cardinale: qui lei è Aiche, prostituta ingaggiata per tener lontano il protagonista Amedeo (interpretato dal lunare Enzo Jannacci) dal suo proposito di parlare con il Papa, che prova a raggiungere in tutti i modi.
Amedeo è a letto, intimidito dalla bellezza prorompente di Aiche, la quale però non si accontenta di vincere con la forza dell’attrazione e gli fa il gioco della torre: tra lei e il Papa, Amedeo chi butterebbe giù dalla torre? L’impacciato protagonista – che sembra quasi schermarsi con le lenzuola e con gli occhiali, laggiù in fondo al letto, davanti alla forza magnetica che viene dalla donna – risponde che il Papa si butterebbe giù da solo.
Ma lei, non contenta di quella vittoria facile e di quella risposta tutto sommato scontata, rincara la dose: e se il Papa non si buttasse da solo? Amedeo replica, ancora una volta in modo scontato, che allora butterebbe giù lei. Aiche torna a sedersi e prende tempo, Amedeo la chiama: “Mi sento solo, vieni qui da me?”. “Non posso, mi hai buttato giù dalla torre”, risponde lei. E lui, trafitto dal desiderio e dalla bellezza di lei, sopraffatto dalla sua forza femminile, cede: “Ho capito, hai vinto te, buttiamo giù il Papa”.
Sessant’anni fa – proprio nel momento in cui Claudia Cardinale si avviava verso la sua carriera – Edgar Morin scriveva, in un libro sulle star divenuto ormai un classico, che il cinema esalta i personaggi nello stesso momento in cui distrugge gli attori. Sessant’anni dopo possiamo dire che Claudia Cardinale ha invertito l’affermazione di Morin: che cosa resta delle sue centinaia di interpretazioni se non il carattere, l’energia vitale, lo sguardo di questa stupenda attrice?
Tanti auguri Claudia, per altri cento film con lo stesso straordinario fascino.