I dati di Ixè a un mese dalle elezioni del 4 marzo. Cinquestelle al 34, ma chi guadagna di più è la Lega che balza fino al 21. Il centrodestra oltre la soglia psicologica del 38. I bacini potenziali dei due partiti vincenti schizzano al 44 per cento (per i grillini) e al 38 (per i leghisti). E a beneficiarne sono le preferenze personali per i due leader
Il trionfo elettorale non ha fatto bene solo ai partiti vincenti, M5s e Lega, ma anche ai loro leader, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ritenuti sempre più affidabili dall’elettorato. A confermarlo – sul lungo periodo dal 4 marzo a oggi – è il sondaggio dell’istituto Ixè. E questo succede mentre i partiti tradizionali, nello stesso mese successivo alle elezioni, continuano a perdere consensi fino a cifre per certi versi inaudite: come quella del Pd, che piomberebbe al 16 percento, trascinando giù (o trascinato giù) anche dall’indice di fiducia nei confronti di Matteo Renzi, crollato all’ultimo posto tra i leader principali, dietro anche a personalità ormai offuscate, marginali o “carsiche” come Grillo, Berlusconi, Bersani.
Il M5s continua a crescere: 34%
Secondo Ixè il Movimento Cinque Stelle oggi è al 34 per cento, con un aumento dell’1,4 in un mese. Una tendenza messa in evidenza anche da altri sondaggi di
Lega al 21, centrodestra oltre la soglia del 38
Infatti il secondo partito è la Lega che quindi sorpassa il Pd e con un balzo del 3,6 per cento tocca la quota del 21 per cento. Il Carroccio non ruba solo pezzi di elettorato a Forza Italia (come già si è visto alle elezioni), ma è evidente che recupera consensi da altri settori, probabilmente dall’astensionismo o magari anche dai Cinquestelle (che a loro volta ripescano dal non voto e dal centrosinistra). Per parte sua il partito di Berlusconi cala di quasi 2 punti e dal 14 scende al 12,2, mentre i Fratelli d’Italia reggono il colpo con un trend comunque positivo (4,6, +0,3). Sta invece per scomparire Noi con l’Italia-Udc, che dall’1,3 già modesto raccolto nelle urne passa allo 0,6. Quello che davvero conta, tuttavia, è che il bacino elettorale del centrodestra – messo tutto insieme – vale oggi il 38,4 per cento e – anche se con un po’ di variabili – potrebbe avvicinarsi alla soglia che può dare una maggioranza parlamentare (o che permette di avvicinarcisi).
Il centrosinistra depresso, il Pd in caduta libera
Infine la depressione del centrosinistra, il cui poster è naturalmente il Partito Democratico che in un mese vede scomparire altri due punti percentuali e ora arranca al 16,6. Voti del tutto dispersi, forse verso il non voto, forse verso il M5s. Non verso altre forze della coalizione perché PiùEuropa di Emma Bonino va giù dal 2,5 all’1,1 mentre le altre listarelle (Insieme e Civica Popolare) insieme valgono lo 0,7. Così succede che il centrosinistra raccogliticcio voluto da Renzi dal 22,3 messo insieme a fatica il 4 marzo crolla al 18,7 (-3,6). Qui il ragionamento si incrocia con le altre forze di quest’area perché Liberi e Uguali non sembra soffrire come gli altri partiti andati male alle elezioni: resta al 3,6, perfino con un lievissimo incremento a petto del risultato delle urne. Nello stesso momento c’è un salto triplo di Potere al Popolo che dall’1,1 delle elezioni passerebbe al 2,4 di oggi. Un’ipotesi è insomma che “Pap” possa rubare voti al partito di Grasso e che quest’ultimo usufruisca dei voti in uscita dal Pd.
Bacini potenziali: M5s al 44, Lega al 38
Salvini e Di Maio, “i più affidabili”