È stata modificata l’accusa di omicidio preterintenzionale mossa ai due giovani arrestati dalla polizia a Torino per i fatti di piazza San Carlo. Dopo l’udienza di convalida, il giudice ha convalidato i fermi e ha disposto la custodia cautelare per morte come conseguenza di altro delitto (in relazione all’omicidio colposo). Il capo d’accusa si riferisce al caso di Erika Pioletti, la donna di Domodossola deceduta per le ferite riportate nella calca che si scatenò il 3 giugno 2017. Secondo l’ipotesi degli inquirenti un gruppo di giovani che voleva fare delle rapine usando lo spray urticante entrò in azione nella sera della finale di Champions League scatendando il panico. A coordinare le indagini sono il procuratore Armando Spataro (nella foto a destra, ndr) e i pm Antonio Rinaudo e Vincenzo Pacileo. Quattro degli arrestati “erano certamente in piazza San Carlo e certamente usavano spray per le rapine”, aveva detto il procuratore in conferenza stampa.
Il gruppo, che avrebbe già commesso rapine analoghe in altri grandi raduni pubblici, è stato individuato grazie alleintercettazioni telefoniche nel corso di un’altra indagine: stavano parlando di una collanina, rubata in piazza, del valore di diverse centinaia di euro. A distanza di dieci mesi dalla notte di piazza San Carlo la procura di Torino ha tirato le somme anche per l’altro filone dell’inchiesta, quella per disastro, lesioni e omicidio colposo che riguarda l’organizzazione della serata. “Il giudice ha accolto le nostre richieste -dice l’avvocato Basilio Foti, che con la collega Emanuela Cullari assiste Sohaib Bouimadaghen – A nostro avviso – spiegano i legali – c’era una contraddizione. Se le lesioni agli oltre trecento feriti erano state valutate come conseguenze colpose, quindi non volute, anche l’evento morte, in quanto conseguenza di un altro delitto, avrebbe dovuto essere considerato non voluto e non previsto“.
I giovani arrestati dalla polizia a Torino per i fatti di piazza San Carlo, secondo il gip, hanno una “gravissima colpa“, quella di “avere causato le prime condizioni perché si realizzassero le gigantesche e plurime ondate di panico (certo in quelle dimensioni e portate non volute), che hanno causato così tanti feriti fra gli spettatori presenti in piazza quella sera e anche la morte di una di questi”. “Non vi è alcun dubbio – si legge nell’ordinanza di convalida – che gli indagati hanno cercato, come per prassi, manifestazioni affollate ‘per lavorare’ e utilizzato, secondo un sistema rodato ed efficacissimo, lo spray al fine di distrarre le vittime degli strappi e al fine di creare confusione tra la gente intorno”.
I due indagati hanno spiegato di “sentirsi in colpa per essere stati la causa iniziale del panico” sottolinea il gip. L’azione predatoria e violenta della banda, si legge nel documento, ha “costituito la causa iniziale di un movimento disordinato e incontrollato che ha portato alla fine, magari in presenza di eventi intermedi, quale il forte rumore della rottura di una ringhiera: ma sul punto sono necessari approfondimenti, al panico diffuso“.