"Con lui la povera gente ha potuto godere di diritti e di dignità", dice l'amico personale dell’ex presidente del Brasile che si è consegnato alla polizia federale di San Paolo del Brasile per scontare la pena inflittagli per corruzione. "Il voto era previsto in autunno e i sondaggi lo davano vincente". La speranza nel terzo grado di giudizio
“Lula è stato arrestato per impedirgli di partecipare alle prossime elezioni in Brasile, che si terranno in autunno. Tutti i sondaggi lo danno vincente. E’ una vergogna internazionale”, protesta il pistoiese Antonio Vermigli, da quasi trent’anni amico personale dell’ex presidente del Brasile dal 2003 al 2011, conosciuto attraverso un comune amico, il teologo domenicano Frei Betto. Da anni infatti Vermigli si occupa di progetti di solidarietà a favore dei poveri del Brasile ed è amico dei più importanti esponenti della teologia della liberazione, in gran parte ospitati nel trimestrale In Dialogo, di cui è direttore. Vermigli è anche uno degli esponenti della Rete Radie Resh, l’associazione di solidarietà internazionale fondata dal giornalista e scrittore Ettore Masina nel 1964, e da 25 anni organizza a settembre la marcia della giustizia Agliana-Quarrata alla quale hanno partecipato, tra gli altri, lo stesso Lula, Beppe Grillo, don Luigi Ciotti, Gian Carlo Caselli, Luis Sepulveda e Rigoberta Menchù.
Vermigli non è il solo a battersi a favore di Lula. Figure di primo piano del centro sinistra, da Prodi a D’Alema, dalla Camusso a Fassino, si sono schierate in difesa dell’ex presidente del Brasile.”Siamo persone che a vario titolo hanno conosciuto l’esperienza del Governo Lula e abbiamo potuto apprezzare i cambiamenti impressi in quegli anni, soprattutto sul piano sociale. (…) Vogliamo oggi esprimere una grande preoccupazione ed un vero e proprio allarme per il rischio che la competizione elettorale democratica in un grande Paese come il Brasile venga
Rincara Vermigli: “Lo hanno messo in galera senza prove. Alcune settimane fa è passata la notizia in Brasile che il famoso appartamento di Guaruja per il quale Lula è stato condannato, era stato messo all’asta dall’impresa di costruzioni OAS proprietaria dell’immobile. Quindi come può essere attribuito a Lula?”. Ma c’è chi accusa il partito dei fans nostrani di Lula di attaccare la giustizia brasiliana ma di non aver alzato un dito contro quella italiana quando in questi anni ha preso di mira Berlusconi. “Il paragone non calza. I due sistemi giudiziari sono molto diversi. Ad esempio in quello brasiliano pm e giudice sono la stessa persona e Lula è stato messo in galera dopo due soli gradi di giudizio. Pur essendo in prigione, ancora non è detto che non potrà candidarsi alle elezioni presidenziali essendo in attesa del terzo grado di giudizio e della decisione che la STJ (supremo tribunale giustizia), previsto per agosto. Speriamo che precedenti gradi di giudizio siano rivisti e il mio amico Lula possa tornare alla guida del Brasile”, risponde Vermigli.
Ma al di là della vicenda giudiziaria, Lula ha risposto davvero alle attese di chi lo ha eletto? “Errori? Lula ha risposto alle attese, avrebbe detto Giorgio La Pira, della povera gente. Ma non c’è dubbio che non sia riuscito a fare interventi fondamentali come la riforma agraria, la riforma politica e quella tributaria ad esempio. Ma non è che gli è mancato il coraggio o la visione politica. Non ha avuto i numeri in parlamento per fare riforme così radicali in Brasile. Il teologo Frei Betto, quando Lula fu eletto presidente esordì: Ricordiamoci che ha vinto le elezioni, ma non riuscirà a governare il Paese come vorrebbe, secondo i suoi valori e i suoi programmi’. Purtroppo è stato così”. Dal Brasile all’Italia. Un Lula italiano? “Forse lo è stato Prodi. Ha incarnato con l’Ulivo un sogno grande di cambiare l’Italia. Ma anche lui non aveva i numeri veri per continuare ed è stato fatto fuori”.