Espulsa dopo un anno di tira e molla e stavolta definitivamente, dal Movimento 5 stelle della Capitale: Cristina Grancio, la consigliera anti-stadio della Roma, non fa più parte del gruppo pentastellato in Comune. Ad annunciarlo è stata sul suo profilo Facebook la diretta interessata che paga i nuovi scontri con la maggioranza nelle ultime settimane, sempre in materia di urbanistica: “La mia espulsione racconta che il M5s deve ancora imparare tutto in tema di democrazia”, attacca sui social network.
Se l’era cavata una volta, la seconda le è stata fatale: si può sintetizzare così l’avventura di circa due anni della Grancio all’interno del Movimento romano, di cui è sempre stata la consigliera più dissidente, e per nulla silente. Era stata una delle protagonista della spaccatura interna sullo stadio della Roma, culminata nella votazione in Campidoglio la notte in cui Virginia Raggi disse sì alla società giallorossa, placata solo attraverso l’intervento dei vertici (anche nazionali) del Movimento. Già allora, dopo l’astensione sulla delibera in Commissione, l’attivista era stata sospesa, salvo poi essere reintegrata dopo qualche mese di fronte al suo ricorso in tribunale civile.
Nessuna vera riappacificazione: Grancio era tornata nel gruppo solo da un punto di vista formale, continuando però a essere esclusa dalla chat e dalla riunioni interne. Su queste basi, la tregua armata poteva durare poco e infatti la situazione è precipitata di nuovo di recente, quando la consigliera è tornata a esprimere posizioni contrarie a quella della sua maggioranza su un’altra opera molto discussa a Roma: il rifacimento di piazza dei Navigatori, al confine tra i quartieri Ostiense e Ardeatino, dove il Comune ha deciso di stipulare una nuova convenzione con i costruttori, nel tentativo di salvare le opere pubbliche promesse e mai realizzate (ma autorizzando la realizzazione di un nuovo palazzo che intanto era stato bloccato). Proprio su questa concessione ai privati era insorta la Grancio che, sostenuta da alcuni comitati di protesta aveva votato no in Commissione il mese scorso, scatenando l’ira di Paolo Ferrara: “Un fantasma in cerca di protagonismo, una macchia nera che deturpa la bellezza del nostro gruppo e tutto il lavoro che stiamo facendo per Roma”, l’aveva definita il capogruppo.
Se un anno fa la delicata situazione politica e il polverone sullo stadio avevano suggerito di agire con prudenza, scegliendo una semplice sospensione, ora che la maggioranza di Virginia Raggi è più salda in Campidoglio, il Movimento romano non ci ha pensato due volte: giovedì scorso il gruppo si è riunito e ha deciso di espellerla per la sua “reiterata condotta contraria alla linea”. “Credo sia meglio così anche per lei, si troverà meglio nel gruppo misto mentre noi possiamo continuare a lavorare per la città, con maggiore serenità”, il commento di Ferrara. Lei, che fin qui in Consiglio comunale aveva continuato a votare col M5s anche durante il periodo di allontanamento, adesso raccoglie la solidarietà del Pd e delle opposizioni, rivendica la sua coerenza – “Ho sempre tenuto la schiena dritta e ne vado fiera” – e preannuncia nuove azioni in tribunale: “Valuterò in sede legale anche le modalità con cui il mio ex capogruppo Ferrara si è espresso nei miei confronti. Quello che manca totalmente nel gruppo è la democrazia, e questo è molto grave”.