La Gran Bretagna denuncia che agli osservatori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche non è stato ancora consentito di entrare nella città della Ghouta (nella foto), ma la Russia respinge tutte le accuse. Domani Gentiloni riferisce alla Camera sulla situazione siriana
La delegazione britannica denuncia che agli osservatori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche non è stato ancora consentito di entrare nella città di Douma, teatro del presunto attacco chimico dello scorso 7 aprile. La Russia ritorce le accuse contro la Gran Bretagna spiegando che il ritardo, come sostiene il viceministro degli Esteri di Mosca Sergei Ryabokov “è dovuto agli effetti dell’attacco condotto dagli Usa e dai loro alleati” nella notte tra venerdì e sabato. Il problema dell’accesso a Douma degli esperti dell’Opac, ha proseguito Ryabokov , “è legato alla mancata approvazione della missione da parte dell’Onu” e “la rapida risoluzione di questo problema” è impedita dalle conseguenze dell’azione militare illegale” di sabato di Usa, Gran Bretagna e Francia.
“Le notizie sul fatto che gli ispettori dell’Opac hanno bisogno di un pass speciale dell’Onu sono completamente false. La Siria e la Russia devono fermare la campagna di disinformazione e consentire l’accesso senza restrizioni alle aree dell’attacco”, ha risposto la portavoce del Dipartimento di Stato americano Heather Nauert. “I russi potrebbero aver alterato l’area con l’intento di fermare gli sforzi degli investigatori dell’Opac di condurre un’indagine efficace”, ha detto invece l’ambasciatore Usa Kenneth Ward nel corso di un incontro a L’Aja. “Le Nazioni Unite hanno dato agli ispettori dell’Opac tutte le necessarie autorizzaioni“, ha poi confermato il portavoce del Palazzo di Vetro, Stephane Dujarric, smentendo la versione di Mosca.
Mentre Theresa May accusa la Siria, “sostenuta dai russi”, di cercare di “nascondere” le prove dell’attacco chimico a Douma, in un rapporto alla Camera dei Comuni volto a giustificare i raid. La premier britannica definisce l’attacco “necessario e proporzionato“, “legalmente e moralmente giusto”, ripetendo le aprole già usate da Macron e Trump. Parlando in aula, May riferisce che c’erano “prove chiare” sulla responsabilità del regime di Damasco nell’uso di armi chimiche a Douma il 7 aprile scorso.
Sulla situazione siriana è attesa invece per domani 17 aprile alle 15.30 l’informativa del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni alla Camera, alla quale seguirà un dibattito cui interverranno i gruppi parlamentari. Il Senato è stato convocato invece alle 18: non ci sarà un voto sulle comunicazioni di Gentiloni.
Usa: “Nuove sanzioni a Mosca”. Ma “Trump vuole ancora vedere Putin” – Washington inoltre ha annunciato l’arrivo di nuove sanzioni contro la Russia, ma dal Cremlino si specifica che queste misure “non hanno alcun legame” con la situazione in Siria, perché sono dirette “a ostacolare” Mosca sui mercati internazionali. “La campagna di sanzioni contro la Russia sta davvero assumendo i contorni di un’ossessione – ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov citato da Interfax – le consideriamo illecite, contrarie al diritto internazionale e alle regole del WTO”, ha aggiunto. I rapporti tra Mosca e gli Stati Uniti sembrano inasprirsi ma “Trump vuole ancora vedere Putin”, ha detto la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders. “Pensa che sia meglio per il mondo se loro hanno una buona relazione, ma questo dipenderà dalla azioni della Russia. E speriamo che cambieranno il loro comportamento”, ha aggiunto.
Macron: “Abbiamo convinto Usa a restare in Siria”– Dalla Francia intanto Emmanuel Macron ha spiegato la preparazione dell’operazione in Siria. E nel corso del suo intervento, il leader dell’Eliseo ha ricordato a più riprese di aver avuto un ruolo centrale nella preparazione dell’attacco e nel persuadere Trump: “l’abbiamo convinto a rimanere in Siria per il lungo periodo“. La sua versione è stata in parte smentita dagli Usa. “La missione degli Stati Uniti non è cambiata – ha detto la portavoce Sanders – Il presidente è stato chiaro che vuole che le forze americane tornino a casa il più rapidamente possibile. Siamo determinati – ha aggiunto – a distruggere completamente l’Isis e a creare le condizioni che impediranno il suo ritorno”. “Ma non abbiamo una scadenza”, ha poi precisato Sanders, aggiungendo che il presidente francese non ha travisato la conversazione con Trump sulla Siria.
Nel corso dell’intervista a Bfmtv, Macron ha difeso l’attacco di Francia, Gb ed Usa conto la Siria come “legittimo”. “La Francia ed i suoi alleati non hanno dichiarato guerra al regime di Bashar Assad“, ha proseguito il presidente francese, sottolineando che “ci siamo messi in azione perché il diritto internazionale, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza non rimangano senza effetto”. Macron ha affermato che i raid della notte tra venerdì e sabato sono stati un successo, come ha dichiarato anche Trump. “Tutti i missili da crociera hanno raggiunto i loro obiettivi e la capacità siriane per la produzione di armi chimiche sono state distrutte”. Il presidente francese ha comunque ribadito la volontà della Francia di “parlare con tutti” e continuare il dialogo con Turchia e Russia.
“I raid rafforzeranno l’estremismo nella regione” – E se Assad è convinto che i raid dell’Occidente non possano fare altro che rafforzare il Paese sotto la sua leadership, per Essia Atrous, direttore del giornale tunisino Assabah (Il mattino), l’attacco congiunto – che non è stata una sorpresa – rafforzerà l’estremismo nella regione, rinviando qualsiasi soluzione politica della crisi in atto dal marzo del 2011. Il presidente americano “Donald Trump ha solo dato voce alle sue minacce – ha scritto Atrous -. Ciò potrebbe alimentare la violenza e il terrorismo nella regione”. L’analista tunisino ha aggiunto che ”questi raid sono stati condotto non solo senza prove, ma anche senza l’approvazione delle Nazioni Unite. Il che pone domande sul ruolo della legge e della giustizia internazionali”.