La parole del presidente della Repubblica alla commemorazione a Forlì per il senatore democristiano fanno riflettere in chiave di trattative di governo: "Grande è sempre stata la sua attenzione per il processo riformatore". E conclude: "Cercò di applicare nella vita reale il patto tra cittadini e Stato"
“Pluralismo e riforme”. Ma anche “attenzione di adeguare la realtà delle nostre istituzioni del nostro stare insieme ai mutamenti che si realizzano”. Con queste parole molto significative per il momento storico che sta attraversando l’Italia, Sergio Mattarella ha ricordato la morte di Roberto Ruffilli, professore e senatore Dc ucciso dalla Brigate Rosse trent’anni fa. Oggi il presidente della Repubblica ha scelto di presenziare alla commemorazione a Forlì e le sue parole sono state lette come un messaggio alle forze politiche impegnate in queste ore nel cercare l’accordo per una maggioranza.
“Grande è sempre stata la sua attenzione al processo riformatore”, ha detto Mattarella. “Attenzione di adeguare costantemente la realtà delle nostre istituzioni e del nostro stare insieme, ai mutamenti che, nel corso del tempo, sempre più velocemente si realizzano. Per questo è giusto aver ricordato qui, oggi, il pluralismo e le riforme come indicazioni dell’insegnamento di Ruffilli. Ma l’insegnamento principale, Ruffilli lo ha dato con la sua vita limpida, generosa e disponibile, rivolta sempre verso gli altri”. Un atteggiamento, ha concluso Mattarella, che “contrasta con la sconcertante efferatezza di chi lo ha ucciso”. Ruffilli fu professore universitario, senatore Dc e capogruppo in commissione Bozzi con cui il Parlamento tentò, invano, di mettere mano per la prima volta alla riforma della Costituzione. “Ruffilli – ha aggiunto il capo dello Stato – sosteneva il concetto di cittadinanza, di convivenza, il senso della comunità che, nell’ambito della Costituzione, lega i cittadini e tutti gli elementi della Repubblica. Ruffilli sottolineava il valore del pluralismo e della democrazia. Secondo la Costituzione, la vita politica non si esaurisce nell’attività del Parlamento del Governo, delle Regioni o dei Comuni”.
Mattarella ha anche ricordato che Ruffilli studiò e cercò di applicare nella vita reale “il patto tra cittadini e Stato” e scrisse un libro dal titolo “Il cittadino come arbitro”, “una definizione in perfetta corrispondenza all’art.2 della Costituzione sancisce i diritti inviolabili della persona ed evoca il concetto di cittadinanza, appunto, come patto tra cittadini e Stato”. Ruffilli dimostrò sempre, ha concluso Mattarella in una cerimonia al teatro Fabbri di Forlì, “grande attenzione al processo riformatore e ai mutamenti che sempre più velocemente si realizzano”.