La sindaca infila la fascia tricolore e inaugura la riapertura di un sottopasso esistente, ma chiuso da 15 anni. L’intervento di recupero – di assoluta modestia, che dovrebbe di regola far parte della manutenzione ordinaria di una città e che ha interessato principalmente opere di pulizia: “la pittura del sottopasso, la rimozione delle scritte, il restauro del travertino, la posa in opera di un nuovo corrimano e l’installazione di 18 corpi illuminati sull’intera superficie del sottopasso” – assurge invece agli onori della cronaca e viene celebrato come un avvenimento straordinario.
L’“evento” non avviene in una piccola provincia, ma nella capitale d’Italia (quartiere Eur) alla vigilia del gran premio della Formula E del 14 aprile.
“Ma è fantastico! È bello pulito, avete fatto un ottimo lavoro!”, esclama al taglio del nastro una deliziata Virginia Raggi al presidente Alejandro Agag della Abb Formula E che ha finanziato la riqualificazione del sottopasso. Neppure la sfiora l’idea che un intervento così banale ma indispensabile – come ricordano lei stessa e la consigliera comunale del Movimento 5 stelle Alessandra Agnello: “L’attraversamento in superficie dell’intersezione tra via Cristoforo Colombo e viale America è pericoloso, ma il sottopasso permetterà finalmente il passaggio pedonale tra i due quadranti del quartiere Eur e tra le due fermate Metro b di Eur Palasport ed Eur Fermi” – avrebbe potuto/dovuto realizzarlo la sua giunta in regime di ordinaria manutenzione senza aspettare che all’Eur arrivasse la Formula E.
Insomma, l’inaugurazione in pompa magna di un sottopasso nella Roma “della voragine della Balduina” e della perenne suburra è la sintesi plastica – ma anche la classica goccia – dell’insopportabile retorica, dell’approssimazione, del vuoto pneumatico con il quale la giunta M5s affligge i cittadini romani ormai da due anni.
È di tutta evidenza l’incapacità della sindaca Raggi di comunicare l’indirizzo delle priorità, di configurare una visione articolata con una prospettiva adeguata alla Capitale; la profondità di sguardo di cui sembra in grado non supera l’altezza di un orizzonte che si prefissa obiettivi rasoterra: buche, “monnezza” e sottopassi.
Basta, Roma è altro.