Il presidente Inps: "Dovrebbero sapere che i populismi hanno sempre portato alla distruzione dei corpi intermedi, quali loro sono". Poi ha auspicato che si faccia la guerra al "negazionismo" di "chi propone la flat tax con un debito pubblico insostenibile, chi dice di ridurre il debito aumentando la spesa pubblica, chi sceglie sempre ciò che è più semplice"
Lo scorso anno li aveva attaccati perché “sembrano seguire le stesse logiche del ciclo politico dei parlamentari” e “non difendono i salari“. Ora il presidente dell’Inps, Tito Boeri, torna a criticare i sindacalisti. “Il sindacato nostrano mostra sempre più attenzione a ciò che è fuori dal mondo del lavoro anziché a ciò che è dentro”, ha detto l’economista a margine della presentazione del Festival dell’economia di Trento, “e che pure mostra tanti problemi. Vedo degli ammiccamenti a chi propone di spendere ancora di più, dimenticando i vincoli di bilancio. Ma i sindacati dovrebbero sapere che i populismi hanno sempre portato alla distruzione dei corpi intermedi, quali loro sono”.
I giudizi di Boeri derivano dalla lettura di “alcune interviste entusiaste su certe tesi”, ha spiegato il docente della Bocconi e cofondatore de lavoce.info. Secondo cui bisogna tornare a “studiare i dati e quello che i dati ci suggeriscono” e dichiarare guerra al “negazionismo” di “chi propone la flat tax con un debito pubblico insostenibile, chi dice che rispettare i vincoli di bilancio significa sostenere le elite corrotte, chi dice di ridurre il debito aumentando la spesa pubblica, chi sceglie sempre ciò che è più semplice negando che esistano situazioni che invece sono complesse”. “Se tutto fosse facile, l’Italia non sarebbe ancora nella situazione difficile in cui è”, ha chiosato. “Questa è la dimostrazione che non tutto è semplice”.
Boeri è anche tornato sulle misure anti povertà già in campo e sul reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle, ripetendo che l’attuale reddito di inclusione “è ancora parziale, sottofinanziato, ma va nella direzione giusta”. Per il numero dell’Inps, il Rei va “potenziato” e “reso capace davvero di raggiungere le persone in situazione di indigenza”, tramite trasferimenti “un po’ più consistenti”. La nuova apertura arriva proprio nelle ore in cui il reggente Pd Maurizio Martina mette al primo posto nella lista delle priorità dei dem la lotta alla povertà attraverso l’allargamento del Reddito di inclusione: una proposta che arriva di fatto a coincidere con quella che il Movimento sta mettendo nero su bianco nella propria risoluzione al Def, in attesa di riformare i Centri per l’impiego chiamati a gestire il reddito di cittadinanza.
“C’è bisogno di dare aiuto in modo continuativo ai ‘perdenti duraturi’, – ha spiegato – a certe persone che perdono lavoro tra i 45 ai 50 anni, lontani dalla pensione e che difficilmente hanno un mercato lavoro di fronte. Chiaramente un sistema di assistenza sociale, un reddito minimo ha questa funzione. Per fortuna noi abbiamo posto un rimedio con il Rei, ancora uno strumento parziale e sottosviluppato ma va nella direzione giusta”. Secondo Boeri, oggi i sistemi di protezione sociale non sono in grado di gestire i nuovi problemi “distributivi” che il progresso tecnologico porta con sé. “Sono stati introdotti con l’obiettivo di contenere i costi sociali delle fluttuazioni cicliche, ma non sembrano oggi in grado di affrontare problemi strutturali di lungo periodo, come quelli legati al futuro di chi di colpo ha visto il proprio capitale umano deprezzarsi grandemente. Non sono oggi in grado di coprire le nuove forme del lavoro dipendente, che spesso si traveste da lavoro autonomo, come in molta dell’economia dei lavoretti nata utilizzando le piattaforme digitali”. Vedi i fattorini che consegnano il cibo a domicilio per pochi euro all’ora e che secondo una recente sentenza del tribunale di Torino non possono essere considerati lavoratori subordinati nonostante la richiesta di costante reperibilità e il monitoraggio dei loro movimenti da parte dell’azienda.