La ex vicesegretaria nazionale: "Registro il riposizionamento filo-Nato di Di Maio e l'avvicinamento di Salvini alla Russia di Putin. Ammettano il fallimento". Nei giorni scorsi Roventini, indicato come ministro dell'Economia di un possibile esecutivo pentastellato, ha rilanciato un intervento di Sachs secondo cui solo un'alleanza M5s-Pd può consentire all'Italia di "unirsi a Francia e Germania nel riformare l’Ue"
Mentre Luigi Di Maio avverte che “uno dei due forni” – quello verso la Lega e quello aperto al centrosinistra – sta per chiudersi, dal Pd arrivano aperture al dialogo con i pentastellati. “Sì al dialogo, ma prima gli altri ammettano il fallimento”, dice in un’intervista a La Stampa la deputata dem ed ex vicesegretaria nazionale Debora Serracchiani. Secondo cui dopo il raid di Usa, Francia e Gran Bretagna sulla Siria lo scenario è cambiato. “Registro – spiega – che in queste ore sono accadute diverse cose. Il riposizionamento di Di Maio” a sostegno della Nato, “mentre la base dei grillini ha un’inclinazione diversa. E dall’altra parte abbiamo Berlusconi che si è ripreso la scena affrontando anche i temi di politica estera in un modo ben diverso da Salvini“.
Il leader leghista infatti “accentua una vicinanza con la Russia di Putin e mette in discussione il posizionamento dell’Italia sulla Nato e la scelta strategica di geopolitica nazionale. Quindi non si può non esser preoccupati per lo stallo che stiamo vivendo. E anche per l’incertezza delle rispettive posizioni dei soggetti chiamati a creare un governo al Paese”. A questo punto “se non sono in grado di fare il governo lo dicano al capo dello Stato”, aggiunge Serracchiani. “Il quale credo metterà in campo tutte le iniziative per dare un governo all’Italia. Il Pd sarà pronto a dialogare con il soggetto incaricato dal Presidente della Repubblica di fare questo sforzo”.
Il quotidiano torinese dà conto anche degli “auspici” di quanti, tra i ministri designati da Di Maio come componenti di un eventuale governo a 5 Stelle, sperano nel fallimento delle trattative con il Carroccio e in un’alleanza con la sinistra. A partire, scrive La Stampa, da Andrea Roventini, indicato come possibile titolare dell’Economia, che nei giorni scorsi ha rilanciato un articolo di Jeffrey Sachs pubblicato dal Sole 24 Ore in cui il docente alla Columbia sosteneva che solo un’alleanza M5s-Pd può consentire all’Italia di “unirsi a Francia e Germania nel riformare l’Ue, ritrovare una voce forte in politica estera nei confronti di Usa, Russia e Cina e applicare una strategia di crescita basata sull’innovazione verde e sostenibile”. Tra quanti “tifano Pd”, continua il giornale del gruppo Gedi, ci sono anche il ministro del Lavoro in pectore Pasquale Tridico – che dopodomani parteciperà con Roventini e Stefano Fassina di Leu a un convegno sulla riforma della Ue -, mauro Coltorti (indicato per i Trasporti), l’ex renziano Salvatore Giuliano (Scuola) ed Emanuela Pesce, dirigente del ministero dell’Agricoltura che ha lavorato a stretto contatto con l’uscente Maurizio Martina, oggi reggente Pd.
Intanto però Ettore Rosato, vicepresidente dem della Camera, ribadisce al Corriere che il Pd è “alternativo” a Lega e M5s. “Io non parlo di opposizione, dico che siamo alternativi. Vedremo se qualcuno sarà in grado di fare un governo”, puntualizza. E in caso di incarico da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a una figura autorevole per uscire dallo stallo, il Pd farà la sua parte come dice Fassino? “In un partito plurale si possono avere idee diverse. Ma la Lega dice no ai nostri voti, anche se nessuno glieli ha offerti. I Cinque stelle dicono che noi o la Lega siamo la stessa cosa e che votare il governo Di Maio potrebbe essere per noi occasione di redenzione. Tutte cose che confermano la correttezza della nostra posizione”. E con Giorgetti premier un governo si può fare? “Berlusconi era all’opposizione del nostro governo e ha fatto fallire le riforme costituzionali che oggi avrebbero impedito questa impasse. Con Salvini e Meloni, poi, siamo lontani anni luce”. Anche se Mattarella desse un incarico esplorativo a Casellati o a Fico, “nessuna difficoltà” a tirarsi indietro, secondo Rosato.