Quando il 4 luglio dell’anno scorso la procura di Roma chiese l’archiviazione sostenendo che fosse impossibile stabilire movente e autori dell’omicidio di Miran Hrovatin e Ilaria Alpi sembrava che fosse calato il sipario sul caso della giornalista e dell’operatore del Tg3, uccisi in Somalia il 20 marzo 1994. A pochi giorni del riconoscimento di 3 milioni di euro al cittadino somalo, Omar Hashi Hassan, ingiustamente detenuto per 17 anni pare aprirsi uno spiraglio per stabilire la verità. Nuovi documenti inediti potrebbero riaprire l’indagine: si tratta di una serie di intercettazioni che risalgono al 2012 tra soggetti somali che in Italia parlavano della morte dei due reporter. L’incartamento, proveniente dalla Procura di Firenze, è stata depositato oggi dal pm Maria Rosaria Guglielmi al gip nell’ambito dell’udienza fissata per discutere proprio la richiesta di archiviazione. Il giudice Andrea Fanelli, alla luce di questa novità e dei documenti depositati dai legali della famiglia Alpi, ha aggiornato il procedimento al prossimo 8 giugno. Nelle prossime settimane i pm di piazzale Clodio lavoreranno sui documenti giunti nelle scorse settimane da Firenze. Alcune settimane fa i pm toscani hanno trasmesso alla procura di Roma gli atti dell’inchiesta sul traffico di mezzi militari italiani che ha visto 15 indagati, per 4 dei quali, tutti somali, il pm Giuseppina Mione ha chiesto il processo.
Nella richiesta di archiviazione, depositata qualche mese fa, il pm Elisabetta Ceniccola affermava anche non erano state individuate prove su presunti depistaggi legati utilizzo in Italia del testimone Ahmed Ali Rage, detto Gelle. Quest’ultimo in un primo momento aveva accusato un miliziano somalo, Omar Hashi Hassan, (condannato a 26 anni e poi assolto nella revisione del processo svolto a Perugia) per poi ritrattare tutto. All’esterno del tribunale di Roma si è tenuto un sit-in a cui hanno aderito Fnsi, Ordine dei Giornalisti, l’Usigrai e i Comitati di redazione della Rai. Presenti anche le associazioni Art.21 e Libera Informazione. Prendo atto che oggi la Procura di Roma ha prodotto una nuova documentazione su questa vicenda. Non voglio fare alcun commento, perché mi sono illusa troppe volte” ha detto Luciana Alpi, mamma della giornalista. “Il giudice ha fissato una nuova udienza – ha concluso – per la discussione e noi faremo di tutto perché questa inchiesta non finisca in archivio. Da troppo tempo siamo in attesa di una verità che non arriva. Andiamo avanti insomma, anche se sono stanca“.
Davanti al Tribunale anche Omar Hashi Hassan: “Sono venuto qui oggi per dare sostegno a Luciana, la mamma di Ilaria Alpi, e per avere giustizia dopo tanti anni. Luciana e il papà di Ilaria, Giorgio, mi hanno sempre aiutato e hanno sempre sostenuto la mia innocenza, fin dal primo giorno. La famiglia Alpi – ha raccontato – chiese da subito che venissi scarcerato, perché era convinta della mia innocenza, e mi è stata vicina fino all’assoluzione. È giusto che anche lei abbia giustizia e che l’inchiesta non venga archiviata, e io voglio essere al suo fianco”. In riferimento al risarcimento, Hassan ha spiegato che “i tempi saranno lunghi perché come dice il mio avvocato Tonino Moriconi, il ministero della Giustizia deve prevedere un accantonamento ad hoc di questa somma”.