Diritti

Il gay pride è divisivo? La mia risposta ad Attilio Fontana

Gentile signor Attilio Fontana, neopresidente della Regione Lombardia,

mi hanno colpita moltissimo le sue parole riguardo al motivo del suo diniego per il patrocinio al Gay Pride di quest’anno: “Non daremo il patrocinio al Gay Pride perché è una manifestazione divisiva e per questo non va sostenuta. Quando le manifestazioni sono divisive non sono mai da sostenere”. Ecco, dunque, ascoltando e rispettando la sua visione personale sulla faccenda (che Lei ha confuso con quella politica e pubblica che, sebbene Lei sia schierato a destra e rappresenti quasi la metà dei cittadini lombardi, deve rispettare i valori della nostra Costituzione in primo luogo), vorrei, invece di controbattere, darle l’opportunità di dare adito a un circolo virtuoso e fare di questa infelice esternazione personalistica un trampolino per rilanciare il valore del suo ruolo e ciò che lei giustamente difende: l’inclusività.

Il mio è un invito formale, dalle pagine di un giornale nel quale forse lei non si riconoscerà, ma certamente rispetta, come un politico rispetta chi si impegna per fare informazione e difendere la democrazia: venga alla Festa delle Famiglie del 5 e 6 maggio, l’Associazione famiglie arcobaleno, perfettamente in linea con la sua visione inclusiva, ne organizza una anche a Milano, oltre che in altre otto città italiane.

Vede, si tratta di una festa che questa importante associazione italiana organizza da anni proprio per affermare i suoi stessi valori, ossia l’importanza di costruire una società capace di unire, invece che dividere. Quest’anno, per di più, il tema centrale sono i bambini: si festeggia l’idea che tutti i bambini siano uguali, tutti, proprio tutti. Che essi provengano da famiglie eterogenitoriali, omogenitoriali, ricostituite, allargate, monogenitoriali, e così via. Non le pare proprio la sua festa? Fatta apposta per lei? Faccia sentire la sua voce di padre di tre figli, di persona eterosessuale (come Lei ha tenuto a ribadire proprio mentre giudicava inopportuno sbandierare la propria omosessualità), di maschio bianco, di politico (le auguro) di spessore, sostenga con orgoglio le parole di Marilena Grassadonia, presidente dell’Associazione famiglie arcobaleno: “Oggi nel nostro Paese ci sono minori che hanno meno diritti degli altri, perché sono nati in famiglie con due mamme e due papà, o perché i loro genitori sono stranieri. La nostra associazione si batte da sempre per un’Italia più giusta e inclusiva. I diritti sono diritti quando sono di tutti, altrimenti sono solo privilegi”.

Sono certa, Attilio Fontana, che Lei non può restare insensibile a questa chiamata all’inclusività, a questa grande festa in tutta Italia che mette insieme, lega, unisce, crea un ponte tra tutte le famiglie esistenti. Del resto, anche se il nostro Parlamento ancora non è riuscito a mettersi d’accordo per riconoscere la regolamentazione della filiazione omosessuale come da tempo ci chiede l’Onu, l’Italia già conta parecchie famiglie omogenitoriali con doppia patria potestà sui figli che, grazie ai Tribunali, sono stati eletti a bambini di serie A, pronti a tirare con sé tutti i loro compagni di serie B che ancora attendono di vedere riconosciuti i propri diritti, negati in modo scandalosamente e vergognosamente anticostituzionale. Pensi che bello, anzi, se Lei diventasse padrino di questa super festa dell’inclusività, capace di fare spazio a tutti, ma proprio tutti, per davvero come dice la nostra avanzatissima Costituzione.

Mi scriva pure per avere tutte le informazioni, o contatti direttamente la Presidente dell’Associazione, vedrà, si divertirà! Tante persone, tanti bambini, tante coppie, tante famiglie, tante persone eterosessuali come lei, ma anche tanti omosessuali, e, se non ricordo male (ci sono stata anche io una volta), troverà anche qualche golfista niente male con cui potrà parlare del suo sport preferito (ma non sono certa che abbiano tutti la sua stessa identità sessuale). Si mangia, si canta, si gioca, si prende il sole, si chiacchiera, si ascoltano i dibattiti e ci si sente interconnessi gli uni agli altri, proprio in nome di quella umanità che ci contraddistingue.

Dimenticavo: se crede, inviti i suoi pari a Venezia, a Napoli, a Firenze, a Molfetta, a Perugia, a Roma, a Torino, a Genova.

La aspetto,

Eugenia