Il presidente della Repubblica francese è intervenuto per la prima volta di fronte alla plenaria di Strasburgo. E ha parlato di quella che per lui è "la difesa della sovranità europea": "Non voglio appartenere a una generazione di sonnambuli". Sull'intervento in Siria: "I raid erano necessari e sono stati limitati ad alcuni obiettivi e non ci sono state vittime". Juncker: "Bene, ma non dimenticare che l'Unione è formata da 28 Paesi, non da Germania e Francia". Merkel: "Discuteremo di riforme con l'Eliseo"
Per colpa di “egoismi nazionali” e del “fascino illiberale”, “emerge una sorta di guerra civile europea”. Quindi “bisogna edificare una nuova sovranità europea per dare una risposta chiara agli europei”. Il presidente francese Emmanuel Macron è intervenuto, per la prima volta, davanti alla plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo e ha rilanciato quella che è la sua idea di Europa, quella stessa di cui aveva parlato durante la campagna elettorale e che ora vuole riportare al centro del dibattito politico in vista delle elezioni Ue del prossimo anno. “Non voglio appartenere a una generazione di sonnambuli che dimentica il passato”, è uno degli estratti del suo discorso. Macron ha anche parlato dei raid in Siria di Francia, Gran Bretagna e Usa dello scorso weekend, dicendo che “sono intervenuti per difendere l’onore della comunità internazionale”: “In modo mirato e senza vittime siamo andati a distruggere tre siti di lavorazione di armi chimiche”, ha detto. “Non c’entra nulla con l’Iraq e la Libia. Noi non abbiamo dichiarato la guerra a nessuno. I raid erano necessari e sono stati limitati ad alcuni obiettivi”.
“Sui migranti un dibattito tossico” – Il presidente ha quindi parlato del tema immigrazione, definendolo “un dibattito tossico”, e rivendicando la “perfetta intesa tra Italia e Francia”, nonostante solo poche settimane fa ci sia stato il caso diplomatico legato all’irruzione della gendarmeria a Bardonecchia per controllare un migrante. Centrale nel suo intervento poi il tema del “popolo” che non ha “abbandonato l’Europa”, ma secondo Macron è “il tradimento degli intellettuali“. Il presidente francese ha iniziato da alcuni mesi il suo percorso verso le elezioni del 2019, lui che ha sempre difeso l’Unione, pur chiedendone una rifondazione. Tra le incognite più interessanti c’è quella del “con chi” il suo partito andrà a formare il gruppo a Bruxelles, se sceglierà di andare con i partiti tradizionali o avrà le forze di dare vita a una nuova formazione politica.
“Egoismi nazionali e fascino illiberale” – “Non possiamo far finta di essere in un tempo normale”, ha esordito Macron, “c’è un dubbio che attraversa molti dei nostri Paesi europei sull’Europa, una sorta di guerra civile europea sta emergendo: stanno venendo a galla i nostri egosimi nazionali e il fascino illiberale“. E ha aggiunto: “Dobbiamo edificare una nuova sovranità europea per dare una risposta chiara agli europei. Siamo in un momento in cui avvengono grandi trasformazioni. Il modello democratico in Europa è unico nel mondo”. Su questo passaggio del presidente francese si è soffermato Jean Claude Juncker, sottolineando che l’Unione Europea “non è un club guidato dalla Francia e dalla Germania, ma un’Unione a 28″. Eppure a stretto giro è arrivato l’annuncio della cancelliera Angela Merkel per annunciare che “la Germania darà un proprio contributo autonomo, e troveremo entro giugno una soluzione comune con la Francia” sulle riforme dell’Eurozona. “Non mi preoccupo che non metteremo in piedi un pacchetto forte”, ha aggiunto, sottolineando che sul tavolo ci sono molti temi, “pilastri della stessa importanza” come difesa comune, diritto d’asilo, solidità finanziaria e unione bancaria. Un appuntamento, quello del Consiglio d’Europa sulle riforme, al quale guarda con attenzione anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: una data che il Quirinale ritiene “invalicabile” nella formazione del governo.
“Lavoriamo bene con l’Italia sui migranti” – Sull’immigrazione, l’inquilino dell’Eliseo ha detto: “Dobbiamo sbloccare il dibattito tossico, avvelenato, sui migranti”, ma anche “sulla riforma di Dublino e la ridistribuzione”. E ha quindi proposto: “Bisogna costruire solidarietà interna, propongo di creare un programma europeo che finanzi direttamente le comunità locali che accolgono e integrano i rifugiati”. Macron ha anche parlato della cooperazione con l’Italia, finita al centro delle polemiche dopo l’episodio del controllo francese in territorio italiano che ha creato tensione a livello diplomatico. “La Francia”, ha detto, “si felicita della cooperazione” nelle politiche sulle migrazioni “con diversi Stati membri, penso in particolare alla Germania e all’Italia, che voglio salutare. Penso che in particolare con l’Italia noi abbiamo saputo dimostrare in questo ultimo anno la nostra capacità di lavorare insieme“. Serve “anzitutto una politica di solidarietà interna ed esterna in Europa. Ed è la chiave se vogliamo avere un risposta integrata al rischio migratorio. Ma credo profondamente che serva una solidarietà europea alle nostre frontiere per proteggerci, come una solidarietà all’interno delle nostre frontiere, per poter condividere gli oneri”.
“No a generazione di sonnambuli” – Macron ha quindi parlato di quella che per lui è la “difesa della sovranità europea”: “Appartengo a una generazione che non ha conosciuto la guerra e che si sta dando il lusso di dimenticare ciò che i suoi predecessori hanno vissuto, non voglio appartenere a una generazione di sonnambuli che dimentica il passato e non vuole vedere i tormenti attuali. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, voglio appartenere a una generazione che decide di difendere la propria democrazia, perché è una parola che ha senso e che è frutto di battaglie passate. Voglio appartenere a una generazione che difenda la sovranità europea, che permetterà alle generazioni future di scegliere liberamente il loro futuro”. Il presidente francese ha citato volutamente un celebre saggio, “I sonnambuli”, dello storico australiano Christopher Clark, che sostiene come l’Europa degli anni dieci si tuffò, attraverso una concatenazione di eventi e di errori di valutazione, nella carneficina della Prima guerra mondiale, che fece tra 15 e 17 milioni di morti ed iniziò con la convinzione diffusa che si sarebbe trattato di un conflitto breve e circoscritto. “Spero che nei prossimi mesi”, ha continuato, “arriveremo a superare le faglie che dividono il Nord dal Sud, l’Est dall’Ovest, i piccoli dai grandi, il ripiegamento sugli egoismi nazionali. Ci sono molti oggi che pensano che si possa continuare a preferire gli scontri abituali, le certezze di ieri, perché ci siamo abituati, le divisioni ben conosciute e ben concertate. Ma vengo anche da una terra, e da una famiglia, che ha conosciuto tutte le ferite della nostra storia passata”.
“Minaccia dal tradimento degli intellettuali” – Per quanto riguarda i populismi e la crisi della fiducia nelle istituzioni europee ha aggiunto: “Non è il popolo che ha abbandonato l’idea d’Europa. È la trahison des clercs, il tradimento degli intellettuali, che la minaccia. Alcuni ci dicono con aplomb che il popolo non vuole più Europa. A volte gli si crede, sottraendosi così alle responsabilità, quando occorrerebbe condurre il popolo fino alla fine di questa avventura. Altri dicono, con aria da saggi, che non dobbiamo accelerare il passo, per non turbare il popolo, perché questo vorrebbe dire fare il gioco dei populisti. Questo vorrebbe dire abituarci ad una musica che conosciamo bene, quella della paralisi. Sarebbe comodo, in effetti, eccitare le passioni del popolo, per evitare di indicare un cammino; sarebbe comodo criticare senza proporre, distruggere senza ricostruire”.