Si festeggia il 19 gennaio: è la serata per celebrare la rielezioni di Giuseppe Gennuso. I carabinieri di Siracusa sono in ascolto. Un uomo vicino a Massimo Rubino si sfrega indice e pollice, poi dice: “E’ andato tutto bene, ma ha n’escere i soldi…”. Adesso deve tirare fuori i soldi. Per la procura distrettuale di Catania è il sigillo sull’accordo tra il candidato e gli esponenti del clan Crapula. Per questo il parlamentare regionale ‘Pippo’ Gennuso, 65 anni, candidato con la lista di centrodestra Popolari ed Autonomisti e da gennaio in area Forza Italia, è stato arrestato lunedì sera dai carabinieri del comando provinciale di Siracusa. È accusato di voto di scambio politico mafioso in concorso, reato commesso in occasione delle ultime elezioni regionali siciliane. “Il Santo nostro“, lo definisce Francesco Giamblanco, genero del boss di Avola Michele Crapula.
Anche Rubino e Giamblanco sono stati arrestati. Il primo è accusato di essere il procacciatore dei voti per conto dello stesso Gennuso. In un colloquio tra lui e Giamblanco, genero del capo clan, quest’ultimo è categorico: “…abbiamo quattro-cinquecento voti, ma lo abbiamo con i fatti! I soldi ci vogliono”. E Rubino concorda: “..noialtri stiamo facendo la base? Lo sai come stiamo facendo? Cinquanta euro, no? A famiglia! Quanti sono? Cinquanta euro lui sta uscendo? La base nostra cinquanta euro a persona”. Ad Avola, sottolinea la Procura, Gennuso prenderà 424 voti.
Deputato regionale al quarto mandato, secondo gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Catania Gennuso ha stretto rapporti con il clan di Avola per assicurarsi i voti. Ci sono infatti le altre intercettazioni, con i conti dei Crapula sui soldi promessi, secondo l’accusa, dal politico. “Trenta euro li spendi, 20 li conservi… Con 500 voti conservi diecimila euro…”. Dall’inchiesta, sostengono i carabinieri di Siracusa, emerge anche che “i Crapula hanno già svolto un’attività analoga procurando dei voti in favore di Salvatore Guastella in occasione delle elezioni amministrative a Avola dell’11 giugno 2017″ con un appoggio sulla pagina Facebook di una componente della famiglia del boss che “invitava gli amici”, già segnalata dal giornalista Paolo Borrometi.
È lo stesso Giamblanco a parlare di quella campagna elettorale: “..a Turi Guastella quanti gliene abbiamo raccolto voti? E sono stato manzo (calmo, ndr) che mi spaventavo…”. Giamblanco vuole tenere il profilo basso nei rapporti con Gennuso, ricostruisce la procura etnea, e incarica Rubino di tenere i rapporti. Eppure è sicuro del buon esito dell’appoggio al candidato alle Regionali: “…facciamo i completini Gennuso-Crapula! Lo bruciamo, vai! Almeno ci difende lui… Vai, vai!… Il Santo nostro: Pippo Gennuso… La famiglia Crapula-Zù Pippo…”.
“Il dato oggettivo è che sul territorio di Avola, che è diverso da quello di provenienza del deputato Pippo Gennuso, ha riportato un numero di preferenze, 424, che è di gran lunga superiore a quello del terzo candidato che ne ha avute 65, mentre il primo, originario di Avola, ne ha raccolti un po’ più di mille”, spiega il procuratore Carmelo Zuccaro. Dalle indagini emerge, secondo Zuccaro, come Gennuso sapesse “della caratura criminale dei soggetti con cui stava dialogando e da cui aveva accettato la promessa di voti”.
L’ordine di arresto ai domiciliari è stato notificato al politico poco prima delle 23 di lunedì, per prevenire un possibile pericolo di fuga. Il primo ad accendere i riflettori su un presunto voto di scambio riguardante Gennuso era stato il giornalista Paolo Borrometi su La Spia. Aveva ricostruito i rapporti tra Rubino, sempre presente nelle apparizioni pubbliche di Gennuso, e Giamblanco. Borrometi è stato minacciato di morte dal fratello di “uno dei boss del clan Bottaro-Attanasio di Siracusa“.
Acchiappa-voti del Siracusano – alle ultime elezioni aveva ottenuto nel collegio di Siracusa 6567 preferenze – Pippo Gennuso è ed è stato al centro di varie vicende giudiziarie. Alle elezioni nazionali sua nuora Daniela Armenia, sposata con il figlio Luigi, era candidata nel collegio di Avola, ma non è riuscita ha conquistare un seggio a Montecitorio. Contestualmente Gennuso si è avvicinato a Forza Italia per quel che riguarda la zona sud di Siracusa.
“Senza questi voti sporchi il centrodestra non avrebbe mai vinto! Musumeci dovrebbe chiedere scusa ai siciliani e andare via chiudendo la porta”, ha commentato il leader del M5s in Sicilia Giancarlo Cancelleri. “Le elezioni siciliane andrebbero annullate e ripetute. È palese che il risultato è stato falsato in modo indecente”, è invece il tweet dell’eurodeputato del Movimento Ignazio Corrao.
Gennuso è l’ennesimo deputato dell’Ars finito sotto inchiesta con l’accusa di reati elettorali. Oltre alle indagini sui “50 euro per voto” sempre riguardanti le ultime regionali di novembre 2017, il caso più recente riguarda la lista Noi con Salvini, la costola siciliana della Lega. Il 4 aprile scorso Alessandro Pagano, coordinatore del Carroccio sul versante occidentale dell’isola, è stato indagato per voto di scambio e attentato ai diritti politici del cittadino. Accusa che – insieme a quella di attentato ai diritti politici del cittadino – ha portato all’arresto anche di altre due persone: l’ex consigliere regionale ed ex sindaco di Monreale, Salvino Caputo. E suo fratello Mario, candidato non eletto alle ultime elezioni regionali sempre con il partito di Matteo Salvini.