La mossa di Mattarella con l'incarico alla presidente del Senato per "verificare una maggioranza centrodestra-M5s". Ma già dopo l'incontro con i grillini si capisce che non c'è possibilità: "Facciamo un contratto solo con il Carroccio, il suo segretario decida entro la fine della settimana". Il capo del Carroccio: "Mattarella svegli chi impedisce il governo". Berlusconi: "Noi non mettiamo veti sui Cinquestelle". Domani secondo giro di incontri
Il mandato esplorativo della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati è già affondato nel giro di poche ore. L’obiettivo, fissato nell’incarico affidato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, era quello di verificare entro venerdì l’esistenza di una maggioranza tra il centrodestra e il M5s. E invece i possibili contraenti hanno ribadito le proprie posizioni. Da una parte Luigi Di Maio, capo politico del M5s, ha ribadito che il veto su Silvio Berlusconi rimane e, anzi, invita Matteo Salvini a mollare, entro la fine della settimana, la coalizione che definisce “un artifizio elettorale“. “Noi – scandisce Di Maio – siamo insieme alla Lega le uniche due forze che non si pongono veti a vicenda. Qui non è ‘comandiamo noi o niente’, Salvini deve comprendere l’importanza di un contratto di governo che può dare alla Lega e a Salvini di fare le cose che hanno sempre promesso. Salvini deve fare una scelta e il tempo è poco”.
Ma Salvini a Palazzo Giustiniani, dove la Casellati riceve le delegazioni, non c’è nemmeno: è a Catania dove comincia la sua campagna per le Comunali. Risponde lo stesso a Di Maio, spiegando che non molla Forza Italia perché “è leale con gli elettori”. “Di Maio continua a dire io, io, io – dice Salvini – Vuol dire che non vuole fare il governo, o che ha un accordo col Pd”. “Il prossimo giornalista – incalza il leader del Carroccio – chieda a Luigi Di Maio ‘senti ma tu sei disponibile come ha fatto Matteo Salvini a fare un passo a lato, pur di far partire il governo?’. Se vi dirà di no è perché vuole fare il premier e allora non sa stare al mondo“. Nel frattempo Giancarlo Giorgetti, capogruppo leghista che ha partecipato al colloquio con la presidente Casellati, assicura che se cadessero
Di Maio: “Sì solo alla Lega, Salvini decida entro questa settimana”
Il Movimento 5 stelle ha ribadito di essere disponibile a un contratto di governo con la Lega, ma non con Forza Italia. Per contro, per Di Maio, “le consultazioni dimostreranno che l’idea di un governo di centrodestra è fallita”. Il capo politico del M5s rivendica il diritto di fare le proprie scelte. Compreso il voto su Forza Italia: “Salvini può metterlo sul Pd, non si capisce perché io non possa metterlo su Berlusconi”. Per i 5 stelle è il momento per archiviare definitivamente lo schema di un’eventuale accordo con l’intero centrodestra. I grillini, è vero, hanno già votato come presidente del Senato la Casellati, ma, lo ripetono continuamente, solo in un’ottica di accordo per far partire i lavori in Parlamento. Ovvero, non sarà certo la presidente del Senato a convincere Di Maio e i suoi a votare per un esecutivo con dentro Forza Italia.
Però resta una possibilità, precisa Di Maio: “Ancora una volta abbiamo ribadito in questa sede che M5s è pronto a sottoscrivere un contratto di governo solo con la Lega” perché “noi siamo insieme alla Lega le uniche due forze che non si pongono veti a vicenda. Vediamo propinarci ipotesi di un’ammucchiata di centrodestra quando poteva già partire un governo del cambiamento in grado di cambiare tantissime cose”. La linea è poi certificata in serata dall’assemblea congiunta dei parlamentari: “Vi prendete Berlusconi, vi prendete Meloni e Di Maio fa un passo indietro”, sintetizza il leader M5s suscitando le risate della platea. Quindi Di Maio chiede ai suoi parlamentari di alzare la mano se sono d’accordo con la proposta leghista e nessuno la alza.
Salvini: “Mattarella svegli chi impedisce il governo”
Il centrodestra, almeno da scaletta, non parte proprio al massimo, presentandosi dalla Casellati di nuovo con delegazioni separate. Fonti vicine alla Casellati precisano che lo hanno chiesto i partiti e c’è solo l’imbarazzo della scelta su chi sia stato tra la Lega (che ha dovuto sopportare lo show di Berlusconi al Quirinale) e Forza Italia (che vuole sentirsi libera di non stare ai diktat del Carroccio). In realtà il no di Di Maio arrivato nel primo pomeriggio sembra rafforzare l’unità della coalizione. Salvini comincia a marcare sempre più la mano sul fatto che siano i Cinquestelle a bloccare la nascita di un possibilegoverno: se fallisce il mandato alla Alberti Casellati, spiega, “lasciamo nelle mani del presidente della Repubblica la possibilità di dare una sveglia a chi sta impedendo la nascita del governo”. “Nessuno la tiri in lungo – aggiunge – Io non ho bisogno di una settimana per dire che gli italiani hanno votato in modo chiaro un mese fa. La domanda è, sono tutti disposti a evitare ambizioni personali, oppure no? Se la risposta è sì, allora si lavora. Se Di Maio pensa di fare un accordo con Lega e lui fa il presidente del consiglio, allora pensa che io ho scritto Jo Condor in fronte“.
Berlusconi: “Noi non abbiamo veti nei confronti del M5s”
In un quadro del genere – dove a dire no per primo è stato Di Maio – Berlusconi può dare anche l’immagine di quello che al contrario è disponibile e responsabile:
La sintesi, probabilmente, sta in quello che dice la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ha guidato l’ultima delegazione ricevuta dalla Casellati: “Nonostante i numerosi passi avanti fatti da Fdi con l’apertura al dialogo con M5s ci pare che gli altri non
Il mandato “mirato” per verificare maggioranza M5s-centrodestra
L’incarico alla presidente del Senato è stato affidato dal Quirinale in mattinata. Il presidente della Repubblica ha deciso di circoscrivere la funzione della Casellati a un mandato “mirato“, nell’obiettivo e nel tempo. Cioè dovrà “verificare l’esistenza di una maggioranza tra M5s e centrodestra” e “di un’indicazione condivisa per il conferimento dell’incarico di presidente del Consiglio”. E il tutto entro venerdì. Una scelta molto significativa: non solo il Colle ha concesso tempi molto ristretti, ma ha anche chiesto che si valuti l’opzione di intesa tra le due forze più votate. Niente di inusuale: nel rispetto delle sue funzioni Mattarella vuole far vedere che rispetta il voto degli italiani e che parte da chi è stato premiato nelle urne, anche per ribadire che loro hanno adesso la responsabilità di formare un esecutivo. Il conferimento del mandato esplorativo è arrivato dopo il fallimento dei due giri di consultazioni, i ripetuti contatti mai andati a buon fine tra Di Maio e Salvini e nonostante i nuovi segnali di apertura del Partito democratico.
La Casellati, da parte sua, al termine dell’incontro al Colle si è limitata a commentare che “assume l’incarico con lo stesso spirito di servizio” con cui ha assunto quella di presidente del Senato. Dopo aver lasciato il Colle, Casellati ha incontrato, come da cerimoniale, per circa mezz’ora il presidente della Camera Roberto Fico e subito dopo il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. E’ la seconda volta che un mandato esplorativo viene affidato a una donna: la prima era stata nel 1987 quando Francesco Cossiga incaricò Nilde Iotti, allora presidente della Camera.
Il Pd resta a guardare
Il mandato esplorativo alla presidente del Senato viene visto da molti anche come un modo per prendere tempo. Difficile che si possa arrivare prossimamente a un’intesa, anche a causa dei veti incrociati dei partiti. In questo quadro il Pd, che solo ieri aveva dato il via allo “scongelamento”, resta a guardare. “Con il mandato di verificare le condizioni per una possibile maggioranza di governo tra centrodestra e 5 stelle”, ha detto il segretario reggente Maurizio Martina, “si pone fine alle ambiguità di questi 45 giorni. Altro che aspettare le elezioni regionali, ora è il momento della verità per chi dopo il 4 marzo ha pensato solo a tatticismi e personalismi”. Non è escluso che, se restasse (come resterà salvo sorprese) il no dei 5 stelle a Berlusconi, i dem possano tornare protagonisti nel giro di poco tempo. E il problema fondamentale, ancora da gestire, riguarda le dinamiche interne: lo scontro è tra renziani che predicano la linea dell’opposizione a qualsiasi costo e i governisti pronti a “dare una mano a Mattarella se interpellati”. In questo senso il rinvio dell’assemblea, inizialmente prevista per il 21, non ha favorito la messa in discussione della linea dell’opposizione a tutti i costi.