L’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia Yulia, avvenuto il 4 marzo a Salisbury, non è avvenuto per mezzo di una sostanza compatibile con quelle prodotte in strutture occidentali. È quanto riferisce l’Opac smentendo l’ipotesi è stata formulata dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov sulla base degli esami effettuati in un laboratorio svizzero.
L’Organizzazione per l’abolizione delle armi chimiche, riferisce il Guardian, in un meeting a L’Aja ha chiarito che la sostanza in questione – l’agente nervino BWZ– è stata utilizzata nelle procedure di controllo ma non era contenuta nel campione prelevato nella località inglese.
Quanto riferito dall’Opac è in netto contrasto con quanto dichiarato dall’inviato di Mosca presso l’Organizzazione. Alexander Shulgin aveva infatti detto di aver presentato le prove che il composto Novichok è stato prodotto e brevettato negli Stati Uniti come arma chimica nel 2015: “Il 1° dicembre l’ufficio brevetti degli Stati Uniti si è rivolto all’omonima agenzia russa per verificare la brevettabilità dell’invenzione fatta dal ricercatore statunitense T. Rubin”.
Il documento presentato dal funzionario russo conferma, secondo Mosca, che “i composti al nervino come il Novichok non solo sono stati prodotti ma sono stati persino brevettati come arma chimica negli Stati Uniti e questa non è una vecchia storia, è successo solo diversi anni fa”.
Pur smentendo che si tratti di una sostanza prodotta in Occidente, l’Opac non ha comunque attribuito la responsabilità dell’avvelenamento, che il Regno Unito ha fatto ricadere sulla Russia, su Mosca. Intanto le condizioni dell’ex colonello Skripal, 66 anni, sono in costante miglioramento ma l’uomo resta in ospedale, mentre sua figlia Yulia è stata dimessa.