“Pd? Martina ha mandato un segnale oggi: sembrerebbe finalmente guardare dalla parte del M5S, visto che parlano di riforme sociali che assomigliano molto a quelle che sono nel programma di Di Maio”. Sono le parole pronunciate a Otto e Mezzo (La7) dal direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, dal quale dissente la giornalista di Tiscali Notizie, Claudia Fusani: “Le cose che oggi ha detto Martina sono le stesse che ha dichiarato uscendo dalle due consultazioni, e cioè che nel programma del Pd ci sono sempre stati quattro punti: reddito di inclusione, lavoro, i poveri e le famiglie. I capigruppo del M5S hanno commentato, dicendo che è una bella mossa e una bella notizia. Martina ha risposto che quello era il programma dem”. E aggiunge: “C’è molta fretta da parte di qualcuno nell’affermare che ci sia un’apertura del Pd nei confronti del M5S. Il Pd non è che presta i voti a qualcuno. Qualora Mattarella chiedesse di entrare in gioco con questi punti, allora il Pd darebbe una mano a fare un governo, ma non Pd-M5S, bensì un governo di tutti. Io non vedo grosse novità francamente”. Di diverso avviso, invece, è il direttore de La Stampa, Maurizio Molinari: “Io credo che la novità sia di sostanza. Non c’è dubbio che nel programma del Pd la lotta alla povertà c’è sempre stata, ma il problema è che durante la campagna elettorale l’accento da parte del partito di Renzi non è stato sulla povertà. Il motivo per cui il Pd è stato punito sia alle elezioni” – continua – “sia al referendum costituzionale, sia alle elezioni amministrative del 2016, è proprio perché non ha parlato del tema delle diseguaglianze. Se però il Pd trasforma il tema della povertà e delle diseguaglianze da testi scritti a una narrativa politica, di fatto, nella sostanza si avvicina al M5S”. Travaglio ribadisce: “Io mi auguro che non solo Martina, che ho ribattezzato ‘l’autoreggente’ perché rappresenta più o meno se stesso, ma anche la Serracchiani, Calenda, Fassino, assieme a Franceschini e Orlando, che erano già arrivati, e a Emiliano e Boccia, che avevano cominciato nell’apertura, comincino a dialogare col M5S. E i 5 Stelle tentino di parlare con il Pd. E’ su quello che devono decidere e non in base alla simpatia o antipatia che hanno tra di loro”. E chiosa: “Noi li paghiamo per fare politica, non per farsi i dispetti o le ripicche o dirsi ‘gnegne’ come i bambini all’asilo. Ci sarà un giorno in cui cominceranno a parlare di cose da fare e a vedere se hanno delle minime compatibilità”