Vienna e il suo giovane cancelliere Sebastian Kurz, pungolato dagli alleati di governo nazionalisti della Fpö, continuano le provocazioni verso l’Italia cominciate con la battaglia per concedere la cittadinanza alla minoranza tedesca della provincia autonoma di Bolzano e proseguite mercoledì con il disegno di legge trasmesso al Parlamento per l’apertura dei consolati austriaci all’estero agli stessi sudtirolesi di madrelingua tedesca e ladina. Come già successo per la proposta della doppia cittadinanza, nella pratica irrealizzabile, anche questa seconda iniziativa lanciata per stuzzicare i nazionalismi austriaci si è risolta in un nulla di fatto: dopo la protesta di Roma, per voce del ministro degli Esteri Angelino Alfano, il disegno di legge è stato ritirato.

“Apprendiamo con soddisfazione che dal ministero degli Esteri austriaco è giunta notizia del ritiro del disegno di legge sull’Alto Adige”, annuncia Alfano. “L’iter del procedimento legislativo è stato, infatti, bloccato“.  La Farnesina mercoledì aveva dato mandato all’ambasciatore italiano a Vienna “di rappresentare le giuste ragioni dell’Italia, presentando una formale lettera di protesta al governo austriaco. L’odierna decisione del governo d’Austria dimostra che la collaborazione tra Paesi europei è un bene da preservare con cura ed equilibrio”, conclude Alfano.

“Il progetto di legge austriaco si configura come assolutamente non conforme alle norme Ue in materia di cittadinanza europea e in materia consolare e del tutto contrario al diritto internazionale“, era la posizione espressa dal ministro degli Esteri. Il disegno di legge del governo Kurz nasceva in realtà proprio per adeguarsi alle normative dell’Unione. Le direttive di Bruxelles prevedono che i cittadini Ue possano rivolgersi a un consolato di un altro Stato membro se in quel paese il loro Stato non ha una rappresentanza diplomatica. Ma il governo di Vienna era andato oltre, perché anche in presenza di una rappresentanza diplomatica del paese di origine – ecco l’eccezione provocatoria voluta dal cancelliere – i sudtirolesi di lingua tedesca e ladina avrebbero potuto appunto scegliere a quale consolato rivolgersi, quello italiano oppure quello austriaco.

La provocazione di Kurz ha fatto però in tempo a far esplodere la polemica in Alto Adige. Il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, aveva salutato con favore il provvedimento, definendolo “un punto d’appoggio nella propria lingua madre per i sudtirolesi”. Più del politico della Südtiroler Volkspartei  il partito di governo sudtirolese, avevano festeggiato gli indipendentisti sudtirolesi, con in testa i Freheitlichen. Dall’altra la rabbia della destra, di cui si era fatto portavoce Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia): “Quello austriaco è un atto di aggressione unilaterale all’Italia”, aveva detto al Corriere dell’Alto Adige. Tutto svanito nel giro di 24 ore, ma la propaganda del cancelliere Kurz, che sfrutta la questione sudtirolesi per stuzzicare i nazionalismi austriaci, avrà i suoi strascichi. Con la Südtiroler Volkspartei preoccupata dalle elezioni provinciali di ottobre e non disposta a cedere voti alla destra tedesca, la palla rimane in mano a chi rappresenta le posizioni più estreme. Ci rimettono invece i delicati equilibri della Provincia di Bolzano, come già era successo per la questione della doppia cittadinanza.

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