Secondo un sondaggio di Skuola.net, il fenomeno non sembra così esteso: il 7 per cento degli studenti ha assistito a scatti d'ira di un coetaneo contro un prof. Ma, quando succede, sono in pochi a intervenire: uno su quattro pensa a fare video o foto da pubblicare sui social. E l'associazione dei presidi lancia un "corso di sopravvivenza"
Studenti contro professori, la violenza al posto del dialogo. E due episodi, quello di Lucca e quello di Velletri, che testimoniano l’ambiente in cui i docenti delle scuole italiane sono spesso costretti a lavorare. Il bullismo – non solo fra coetanei – nell’era dei social diventa virale ed entra (o dovrebbe entrare) nell’agenda della politica. Sui casi degli ultimi giorni interviene ora la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, che sceglie la linea dura: “Di fronte ai fatti di Lucca e di Velletri i ragazzi vanno sospesi, il consiglio d’istituto deve valutare la gravità dei fatti, che secondo me c’è, e gli studenti devono essere sanzionati fino a non essere ammessi agli scrutini finali“.
“Te faccio scioglie in mezzo all’acido, te mando all’ospedale”, aveva detto un allievo dell’istituto Tecnico di Velletri a un docente. L’episodio, su cui la procura ha aperto un’indagine per oltraggio a pubblico ufficiale e minacce, è accaduto nel dicembre del 2016 ma è diventato virale nelle ultime ore. Tutto ripreso da uno smartphone e condiviso sui social network. È di questi giorni, invece, il caso dei tre studenti dell’Itc Carrara di Lucca che hanno umiliato e minacciato fisicamente un professore, fatti a cui il preside dell’Istituto ha reagito annunciando bocciature. “I docenti non devono subire simili episodi di violenza, e vanno sostenuti non solo dalle loro colleghe e dai loro colleghi e dalle e dai loro dirigenti, ma dall’insieme della società. La figura del docente deve essere adeguatamente riconosciuta, rispettata, valorizzata”, ha aggiunto Fedeli. “Il tema non è usare il linguaggio del pugno di ferro ma minacce e offese sono inaccettabili: serve una linea rigorosa e l’attuazione delle sanzioni già previste”.
Ma la ministra si è spinta oltre: “Vanno sospesi e sanzionati anche i ragazzi che hanno girato il video e che hanno guardato quanto avveniva in classe”. Non solo chi usa la violenza fra i banchi di scuola, dunque, ma anche chi riprende con lo smartphone invece di intervenire. Un comportamento che, dice un sondaggio effettuato dal sito Skuola.net, in questi casi è adottato da uno studente su quattro. Più bassa, invece, la percentuale complessiva di chi effettivamente ha assistito in classe a liti fra ragazzi e professori: il 7 per cento.
A questi dati l’Associazione nazionale presidi del Lazio risponde con l’avvio di un corso di “sopravvivenza” ai bulli. “Si tratterà di una serie di incontri gratuiti che Anp Lazio offrirà ai docenti proprio per dar loro strumenti adeguati di valutazione dei comportamenti degli studenti”, ha dichiarato il presidente dell’ente Mario Rusconi. “Per far questo chiederemo la collaborazione alla Polizia postale, agli specialisti del Policlinico Gemelli, ad esperti della sicurezza informatica e a operatori sociali”. Un vero e proprio corso per imparare ad affrontare le minacce, gli scatti d’ira e le umiliazioni degli studenti violenti. E, magari, a educare anche chi preferisce fare dei video invece supportare un docente in difficoltà.