Cultura

Maurizio Maggiani: “Credo nella lotta armata senza bombe. I buoni e i cattivi? Li riconosco dagli occhi, come Dio”

L'autore, in libreria con "Sempre" (Chiarelettere), parla di viaggi, politica e fede. "La libertà di movimento oggi è una presa per il culo. Ti sembra di andare, ma in realtà attraversi corridoi militarizzati, tutelati e salvaguardati. L'unica cosa che fa paura? La bestialità umana". E ancora: "L'uomo sta distruggendo la natura? Non è così. Abbiamo la fissazione di essere potenti ogni oltre limite, ma poi..."

di Davide Turrini

Siamo in piena globalizzazione, compriamo tutti la stessa merce, vestiamo allo stesso modo, ricchi e poveri, non ci sarebbe di che lamentarsi.
Se tutto il mondo usa il telefono cellulare non vuole dire che tutto il mondo ci mette dentro le stesse parole.

Ma chi ha visto il passaggio dall’ieri all’oggi, dal prima al dopo, come si sente: disilluso? Confuso? Tradito?
Mia moglie, che non ha visto il prima, si sente confusa. Io no. Io ho cominciato a scrivere romanzi perché nel 1985 ho visto un computer meraviglioso. Non sapevo cosa fosse, ma sono andato lì, mi hanno detto che costava 5 milioni di lire, ho fatto 36 cambiali e me lo sono portato a casa. Era il primo Apple uscito in Italia. Non ho perso il treno della digitalizzazione, ma questo non vuol dire che abbia un profilo Facebook o la app Twitter. Lo smartphone ce l’ho bello grande come una cabina telefonica perché sono quasi cieco.

Nel mondo esistono ancora i buoni e i cattivi?
Sì, li so distinguere e riconoscere dagli occhi. Potrei fare il lavoro di dio.

Dio deve accettare tutti, siamo tutti esseri umani.
Io sono cristiano. Non credo in Dio ma sono cristiano. Non so come si fa a credere, come si fa ad avere questo dono, ma condivido quello che disse Gesù: per i cattivi c’è la geenna, la discarica di Gerusalemme. È naturale distinguerli, è una distinzione banale: i buoni costruiscono vita, i cattivi costruiscono morte. Sarò greve e grezzo, ma lo vedi subito. L’uomo che con un kalashnikov difende i suoi tre figli dall’assalto di una banda di islamici costruisce vita. Un cecchino che spara sulla gente che passa sul lungofiume di Sarajevo costruisce morte. La pace tra gli oppressi, la guerra agli oppressori.

In Sempre elogi la fratellanza del radicalismo islamico: non ti sembra che oggi sia un terreno molto scivoloso?
Anche la Bibbia è scivolosa. Quando bruciavamo gli eretici avevamo la Bibbia in mano; quando mettevamo alla ruota le ragazze che erano troppo belle e intelligenti per essere devote a dio non lo facevamo di certo in nome del Capitale di Marx. La dimensione della fratellanza universale è sicuramente cristiana, ma la pratica della fratellanza universale è sicuramente islamica. Gli arabi sono ossessionati dalla fratellanza, ma oggi a nessuno frega degli islamici, ci si interessa solo di se stessi. Chi ha il problema degli islamici è un ignorante spaventato e disperato. Io ho viaggiato in Africa, in Europa, in Asia e fino al 1990 non distinguevi un islamico da un cristiano, il suono del muezzin da quello delle campane. In Bosnia le ragazze avevano tutte la minigonna. Tutto il resto ci è stato ficcato dentro. Io non riesco ad aver paura, perché non l’ho mai avuta.

Esiste qualcosa attorno a te che ti fa paura?
Sì, la bestialità umana, l’ho vista. Tanto per cominciare ho paura di vedere quello che visto, incontrare quello che ho incontrato. Quella roba lì è morta, è stata fisicamente ammazzata. Capisco che è finito un mondo. Però capisco anche che non essendo io al centro del mondo e della storia, nulla vieta che quel bambino che ha sei anni e abita qui a cento metri non vivrà in un mondo dove non sarà possibile la libertà. Non credo alla fine del mondo, ma credo che la specie umana abbia la potenzialità necessaria per la propria cancellazione, questo sì.

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