Cultura

Maurizio Maggiani: “Credo nella lotta armata senza bombe. I buoni e i cattivi? Li riconosco dagli occhi, come Dio”

L'autore, in libreria con "Sempre" (Chiarelettere), parla di viaggi, politica e fede. "La libertà di movimento oggi è una presa per il culo. Ti sembra di andare, ma in realtà attraversi corridoi militarizzati, tutelati e salvaguardati. L'unica cosa che fa paura? La bestialità umana". E ancora: "L'uomo sta distruggendo la natura? Non è così. Abbiamo la fissazione di essere potenti ogni oltre limite, ma poi..."

di Davide Turrini

Qualche idea, qualche traccia, nulla?
Sì, ce l’ho ma non è raggiungibile con una bomba sotto al culo. Voglio dire: non serve un’arma tradizionale, analogica. Forse serve una rivoluzione intellettuale o una rivoluzione dello spirito.

La storia con le ribellioni e le rivoluzioni armate e violente ha però sempre avuto scossoni fortissimi.
È evidente che lo stato delle cose nel mondo di oggi è intollerabile per la gran parte dell’umanità. Ricordo una vecchia lezione di fisica a scuola: il gas lo puoi comprimere anche milioni di volte, ma non c’è gas che non abbia il suo punto di esplosione. Cambia di stato e il cambiamento di stato è sempre violento, quindi ci sarà una carneficina. È l’unica cosa che condividevo con un uomo pericoloso come Gianroberto Casaleggio. Non credo ad una guerra mondiale come pronosticava lui, ma a qualche carneficina sì.

Puoi farci un esempio?
Non puoi chiedere a un miliardo di persone di continuare a vivere come animali in eterno. Puoi impedire che arrivino qui in Italia per un anno o cinque, ma poi? Quanti ne puoi far affogare? Fai una cifra. Sei milioni? Pensa a quanto ci è voluto a far fuori sei milioni di ebrei? Un lavoro indefesso complicatissimo. Sessanta milioni? Anche se siamo abbastanza bravi a farne fuori dieci volte più dei nazisti, ne avanzano novecento milioni. E alla fine ti chiederanno il conto.

Muri, barriere, filo spinato non servono a nulla?
Puoi far finta sia così per una legislatura. Pensa a cosa non era l’impero romano nel quinto secolo. O l’impero cinese ancora più potente e armato di quello romano. Hanno fatto la “Grande muraglia” e sono i mongoli sono entrati dall’altra parte. Difficile che la storia possa andare diversamente da come il flusso ovvio e naturale e consequenziale degli eventi umani ha sempre condotto.

Il Novecento ci aveva però portati sulla strada di un certo ottimismo della storia.
È stato il secolo più violento della storia dell’umanità, quello delle stragi universali. Se conti i morti di Gengis Khan arrivi a ventimila. Mentre solo nella seconda guerra mondiale si contano 55 milioni di morti ammazzati. Il ’68 cos’è se non la rivolta globale al Novecento che si portava dietro l’Ottocento e l’ottimismo dell’imperatore? Tutto il secolo del positivismo su cosa si reggeva: sul fatto che un élite ristretta di europei pensasse di essere padrona dell’universo. Imperialisti nel senso più spietato e global.

Mentre ti ascolto mi viene in mente quando conducevi La storia siamo noi.
I tossici mi seguivano molto perché la trasmissione andava in onda alle nove di mattina. Era l’ora per loro dei Pavesini: non dormivano più e cominciava l’astinenza, ma era troppo presto per girare a cercare una dose.

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