L'ex segretario: "Noi nel 2014 non avevamo tempo e in 45 giorni avevamo già fatto 80 euro e tetto ai dirigenti pubblici. Ma con le riforme formare un governo ora sarebbe stato più facile". Orlando: "Basta scontri tra tifoserie, questioni rimosse per troppo tempo"
Dalle parole ai fatti. Poiché i tentativi della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e del suo mandato esplorativo probabilmente falliranno, il Pd deve farsi trovare pronto. E quindi è urgente una direzione nazionale del partito il prima possibile. A chiedere la convocazione dell’organismo del Nazareno è la minoranza che fa capo al ministro della Giustizia Andrea Orlando che ricorda che serve un momento di confronto “collegiale” sul “delicato momento politico” a maggior ragione dopo il rinvio a data da destinarsi dell’assemblea, cioè il parlamentino del partito. Matteo Renzi, però, da parte sua mantiene la propria posizione, almeno a parole: “Adesso, come abbiamo detto dal primo giorno, tocca ai vincitori delle elezioni – scrive nella sua newsletter – E vediamo se saranno in grado di farcela. Tocca a loro, come diciamo da sempre”. Ma “un chiarimento nel partito è diventato urgente” rilancia Andrea Orlando, capo della principale delle correnti di minoranza. “La discussione dentro il nostro partito – scrive nel suo blog sull’HuffingtonPost – è degenerata in uno scontro tra tifoserie. Chiedere di recuperare i toni adeguati non basta più. Io credo che i toni siano la conseguenza di questioni per troppo tempo rimosse. Dobbiamo recuperare la profondità dei quesiti che ci stanno di fronte”. E le divergenze “sul sistema di relazioni con le altre forze politiche” sono “la conseguenza di un mancato chiarimento necessario da molto tempo”.
Renzi non parla molto del presente e sfiora il futuro, lanciando la Leopolda dal 19 al 21 ottobre, col titolo “La prova del nove“. Ma soprattutto l’ex segretario riporta la mente al passato: “Nel 2014, quando siamo andati al governo, non avevamo tempo – dice – Avevamo l’acqua alla gola. Nel giro di qualche settimana abbiamo dovuto dare la svolta. Nei primi 45 giorni – gli stessi che ci separano dal voto del 4 marzo – avevamo già approvato le misure di urgenza: gli 80 euro, il tetto ai dirigenti pubblici, la diminuzione dell’Irap per le aziende, i primi decreti legge su PA e Lavoro“. La polemica nei confronti di centrodestra e M5s è aperta: “Chi in queste ore sta trattando per formare il governo sa di non avere la spada di Damocle come avevamo noi quattro anni fa. Da italiano sono contento. Perché per noi l’Italia viene prima di tutto”. Renzi trova spazio per dedicare un altro passaggio al referendum costituzionale: “Eravamo stati facili profeti nel dire che dopo la bocciatura della riforma costituzionale formare un Governo sarebbe stato molto complicato per chiunque”.
Detto tutto questo, resta da capire cosa possa accadere in direzione, dove i numeri sono sulla carta blindatissimi a favore dell’ex segretario Matteo Renzi finora contrario anche al solo confronto con le altre forze politiche. Dalle parti delle minoranze, in ogni caso, si accodano agli appelli per una convocazione urgente anche la corrente di ispirazione socialista “Socialdem” e i dirigenti di peso come Gianni Cuperlo e Cesare Damiano. “Dalla prossima settimana – dice l’ex ministro – si apre una nuova fase politica con un nuovo incarico e con nuovi obiettivi. Se, in questa situazione dominata dai veti reciproci del Movimento 5 Stelle e della Lega, il presidente Mattarella avanzasse la proposta di un governo di ‘responsabilità’, non potremmo sottrarci. La discussione politica entrerà quindi una fase incandescente. Per questo, noi riteniamo che vada tempestivamente convocata la Direzione nazionale del Pd per affrontare l’attuale situazione”.