Chiara Appendino annuncia che il Comune di Torino è pronto a “dare pieno riconoscimento alle famiglie di mamme e di papà con le loro bambine e i loro bambini”. Nonostante l’Italia non sia “ancora pronta a riconoscere legalmente queste famiglie” e ci siano difficili “ostacoli burocratici“, la sindaca su Facebook spiega di essere pronta a registrare i figli delle coppie gay all’anagrafe “anche forzando la mano“. E’ la risposta alla polemica della consigliera comunale Pd Chiara Foglietta, diventata madre insieme alla compagna Micaela, che si era vista negata il riconoscimento del piccolo Niccolò Pietro e aveva accusato Appendino di “poco coraggio”.
“Da mesi stiamo cercando una soluzione compatibile con la normativa vigente”, chiarisce la sindaca di Torino. “L’amore di una famiglia è un diritto che va oltre a qualsiasi categoria o definizione socialmente imposta”, sottolinea nel suo post. “Questo semplice principio, che da sempre guida la nostra azione politica, vogliamo ribadirlo in questi giorni con rinnovata forza – aggiunge – Per la prima volta la Città di Torino si trova dinnanzi a casi inediti di nuove forme di genitorialità che richiedono del tutto legittimamente il riconoscimento di quella che per loro è una famiglia, intesa come luogo fisico ed emotivo in cui due o più persone si amano e costruiscono insieme il futuro proprio e dei propri figli”.
“Oggi l’Italia non è ancora pronta a riconoscere legalmente queste famiglie e ci si trova davanti a ostacoli burocratici tanto fastidiosi nella loro forma quanto difficili da superare – continua il post della prima cittadina – Tuttavia la nostra posizione politica è chiarissima. Lo è sin da quando all’inizio del nostro mandato, insieme all’Assessore ai Diritti, Marco Alessandro Giusta, abbiamo dato un segnale scegliendo di cambiare la forma stessa degli atti del Comune, modificando nei dispositivi il termine ‘famiglia’ con il plurale ‘famiglie’“.
“Finalmente la nostra città adegua la burocrazia alla vita reale, quotidiana. Finalmente le cittadine e i cittadini possono riconoscersi in una buona pratica che tutela ogni forma di famiglia, senza se e senza ma”, commenta Francesca Puopolo, presidente di Arcigay Torino. “Attendiamo ora che il Parlamento ponga fine alla lunga trafila di atti burocratici e politici alle quali le coppie same sex sono costrette in assenza di una legge nazionale in materia di adozioni, e chiediamo a gran voce una riforma della legge 40“, conclude Puopolo.