Silvio Berlusconi ha capito: l’apertura al Pd rischia di gettare Matteo Salvini tra le braccia di Luigi Di Maio. Così l’ex cavaliere è tornato sui suoi passi e per ricucire lo strappo con la Lega ha rinnegato le parole pronunciate solo ieri. Il capo politico del M5s si è inserito nella polemica tessendo le lodi del segretario del Carroccio, in quello che ha tutta l’aria di essere un tentativo di allargare la crepa apertasi nel centrodestra. Il tutto mentre nessuna forza politica all’infuori dei 5 Stelle ha commentato la sentenza della Corte d’Assise di Palermo sulla trattativa Stato-mafia che ha condannato a 12 anni Marcello Dell’Utri per minaccia a corpo politico dello Stato, certificando – come ha spiegato ieri il pm Nino Di Matteo – che l’ex senatore di Forza Italia “ha fatto da cinghia di trasmissione tra le richieste di cosa nostra e l’allora governo Berlusconi che si era da poco insediato”.

“Non ho mai detto di voler fare un governo coi voti del Pd“, ha detto il presidente di Forza Italia a Campobasso, dove si trova per le battute finali della campagna elettorale per le elezioni regionali. Una retromarcia con tanto di inversione a ‘u’ rispetto alle parole pronunciate ieri: “Io penso a un governo di centrodestra che guardi al gruppo misto e ad alcuni esponenti del Pd”, aveva detto l’ex Cavaliere spiazzando ancora una volta gli alleati Salvini e Meloni.

Il leader della Lega tratta da settimane con il Movimento 5 Stelle, che per dare vita a un esecutivo con il Carroccio chiede che l’ex premier non sia della partita. Quest’ultimo, da parte sua, ha rotto ogni possibilità di trattativa con i grillini (ieri li ha definiti un pericolo per la democrazia e spiegava che li avrebbe mandati “a pulire i cessi i Mediaset”), ma ora ha capito che rischia di rimanere isolato e cerca di ricomporre la frattura. Al punto da arrivare a incoronare Salvini capo della coalizione di centrodestra: “E’ la persona che deve esprimere il leader“.

Giornata dura, quella di ieri per Berlusconi. Negli stessi minuti in cui la Corte d’Assise di Palermo condannava Dell’Utri, Salvini rispondeva all’apertura dell’ex Cav al Pd con parole nette: “Se qualcuno se ne tira fuori insultando e guardando a sinistra la scelta è di questo qualcuno”, spiegava il segretario della Lega al salone del Mobile. Ora l’ex premier avverte chiaro il pericolo che Salvini lo molli per fare il governo con i pentastellati. Così stamattina ha provato a ricucire: “Lo stato di salute del centrodestra? Tutto bene – ha detto uscendo dal Centrum Palace di Campobasso prima di recarsi a Bagnoli sul Trigno – anche ieri sera ho parlato con Giorgetti e siamo sempre assolutamente convinti che dobbiamo fare un governo”. A chi gli domandava di possibili contatti in atto con il Pd ha replicato: “Ho solo detto che avremo dovuto presentarci in Parlamento con il nostro programma e raccogliere i voti di tutti coloro che non ritenessero cosa buona per l’Italia e per loro andare a nuove elezioni”.

La spaccatura nel centrodestra è evidente e non facilmente ricomponibile. Così il M5s fa il suo gioco: “Io credo fortemente nel fatto che con la Lega di Matteo Salvini si possa fare un buon lavoro per il Paese – ha detto Luigi Di Maio a margine della sua visita a Salone del mobile di Milano in quello che pare un tentativo di forzare il segretario della Lega ad abbandonare una volta per tutte l’alleato azzurro – possiamo fare cose molto importanti“. “So bene il momento politico che sta vivendo la Lega, ma ho avuto modo di testare la sua affidabilità quando abbiamo eletto le cariche istituzionali in Parlamento – ha concluso il capo politico dei 5 Stelle – e sono sicuro che se firma un contratto di governo tiene fede ai patti”.

Di Maio i due forni li tiene ben aperti e, anzi, spiega che procede il lavoro per armonizzare i programmi in previsione di un eventuale accordo con la Lega o con il Pd: “Ieri ho incontrato il professor Giacinto della Cananea che ha pronto il lavoro istruttorio per passare ai contratti di governo, questo lavoro ha gia individuato i punti di contatto tra le forze politiche. Tra noi e la Lega e noi e il Pd. Al centro ci sono i grandi temi dei diritti sociali, della sicurezza, della disoccupazione e su questi temi specifici avvieremo la contrattazione, a breve renderemo pubblico questo lavoro istruttorio”.

“Questo è il momento in cui possiamo fare grandi cose ma c’è bisogno di venirsi incontro – ha proseguito Di Maio – io ce la metterò tutta per andare incontro alle esigenze di chi ci può dare una mano a cambiare le cose”. “Saranno giorni e ore importanti. Tutti riflettano e si prendano il loro tempo – ha aggiunto – ovviamente aspettiamo le deduzioni e le osservazioni del presidente della Repubblica”. “Quando si fa un progetto di governo è come occuparsi di un proprio figlio, perché bisogna cercare di dare il meglio al paese – ha concluso – come quando ti nasce un figlio cerchi il meglio per lui allo stesso modo stiamo cercando di fare la stessa cosa nella creazione di questo governo”.

In questo clima di attesa per le indicazioni che arriveranno dal Colle, Di Maio è stato l’unico tra i leader dei maggiori partiti a pronunciarsi sulla sentenza sulla trattativa: “Da ieri siamo in un momento del Paese in cui stiamo riscrivendo i libri di storia e un nuovo futuro – ha detto il leader M5s – la sentenza di ieri di Palermo è uno spartiacque tra passato e futuro del paese. In qualche modo ieri l’Italia ha fatto pace con il suo passato e oggi può iniziare a creare un futuro senza scheletri nell’armadio”.

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