Il reggente non vuole sentire parlare di scenari ma si mette a disposizione del presidente della Repubblica. Gli altri invece sono più netti: un’intesa con il Movimento 5 stelle non solo è possibile, ma bisogna tentare di raggiungerla. anche solo su “quattro o cinque temi”. Cresce nel Partito democratico la voglia di dialogo con i pentastellati di Luigi Di Maio. Nel giorno in cui Silvio Berlusconi si rimangia la proposta di fare un governo con i dem, è tornato a parlare Maurizio Martina. E lo ha fatto per smorzare ogni domanda su possibili mosse del suo partito “Noi scenari non ne facciamo, ce ne sono già troppi che ne fanno. Adesso noi dobbiamo fare una cosa: aspettare le indicazioni del presidente Mattarella e capire quale sarà lo scenario da lunedì”, ha risposto il segretario reggente a chi gli chiedeva se il Pd sia disposto a dialogare con il M5s.
“Siamo al 48° giorno di stallo, di polemiche veti e controveti; diciamo che siamo passati da ‘prima gli italiani’ a ‘prima i fatti loro’ e questo è inaccettabile per il Paese. Noi vogliamo essere assolutamente rispettosi di questo passaggio che il presidente sta facendo e quindi aspettiamo le indicazioni di Mattarella”, ha detto Martina all’acquario civico di Milano a margine dell’incontro ‘Insieme per pensare, per reagire‘ organizzato dalla minoranza dem. Poi il ministro dell’Agricoltura è andato a visitare il Salone del Mobile alla Fiera di Rho. Lo stesso evento dove è atteso in giornata Di Maio. I due leader, però, non si sono incontrati. Ai cronisti che gli hanno chiesto se avesse atteso il capo politico del M5s per anche solo per una stretta di mano, Martina ha risposto “No, io vado a visitare i padiglioni”.
La mano di Di Maio l’avrebbe stretta invece Francesco Boccia, il capogruppo del Pd in commissione speciale alla Camera, che in un’intervista al sussidiario.net dice: “La posizione della prima direzione, dell’opposizione a prescindere e del tocca a loro ha esaurito ogni ragione. È toccato a loro, M5s e centrodestra hanno fatto un gran caos. Ora serve la politica. Non si può tenere in un congelatore il partito e un Paese per tattica politica. Ipotizzare un governo con chi è contrario al Patto Atlantico, all’Euro e all’Europa non è possibile. Con Salvini sussistono seri problemi di politica internazionale. Anche con i 5 Stelle ci sono punti di distanza, ma assolutamente colmabili“. Per Boccia “i tre punti lanciati dal segretario Martina sono una base di partenza, ma si possono integrare. Un dialogo può partire, oltre che sui temi sociali, anche sui diritti, sull’ambiente, sugli indicatori di benessere equo e sostenibile, che tra l’altro proprio noi insieme ai 5 stelle abbiamo approvato nella riforma del Bilancio e fatto inserire nel Def con l’impegno del ministro Padoan. Una possibile piattaforma non per un governo necessariamente di legislatura, ma come base per dare risposte urgenti ai problemi e far partire questa legislatura. Poi, ovviamente, sarà necessario discutere su chi può guidare un governo e sulla composizione. Solo per queste ragioni non dovremmo più dire che tocca ad altri. Ora tocca alla politica e noi non possiamo sottrarci dalle nostre responsabilità verso il Paese”.
È favorevole a parlare col partito di Di Maio anche Giuseppe Sala, il sindaco di Milano che a chi gli ha chiesto se fosse favorevole a un accordo tra il Pd e i pentastellati ha risposto: “Auspico di sì. Su alcuni principi fondamentali bisogna intendersi. Tra reddito di cittadinanza e il nostro welfare solidale è chiaro che il modello giusto sia il nostro, però bisogna parlare con tutti”. Sala ha poi detto la sua sul modello segretario del partito e leader nello stesso momento. “Non è il modello del presente. Il Pd e la sinistra parlano troppo a sé stessi e gli altri non hanno confini. Penso che molti degli elettori del Pd siano parcheggiati tra i 5 stelle e quindi serve un profondo lavoro sul territorio. Quindi secondo me è sbagliato. Mi piacerebbe che il futuro segretario dichiarasse che non ha ambizioni di essere il futuro leader ma che abbia una gran volontà di lavorare sul territorio”. Su Renzi il sindaco di Milano ha invece detto: “Mi spiace per il rinvio dell’assemblea di oggi perché ero curioso di sentire cosa avrebbe detto e soprattutto cosa avrebbe proposto per il futuro”.
Per Martina, però, bisogna aspettare le consultazioni anche per decidere quando una eventuale direzione del Pd: “Valuteremo il percorso da fare anche al nostro interno, alla luce delle indicazioni e delle novità che eventualmente emergeranno”. Non è d’accordo Andrea Orlando: “Credo che sia una risposta sbagliata quella di Martina credo che la Direzione vada fatta, possiamo discutere che ordine del giorno, come impostare la discussione, ma io sono convinto del fatto che un punto fermo vada messo, rispetto alla ripresa di un dibattito che, a mio avviso sbagliando, si è sospeso”, ha detto il ministro della Giustizia al termine di un incontro organizzato dalla minoranza Pd a Firenze. A stretto giro arriva la controreplica del reggente. “Io voglio l’assemblea nazionale il prima possibile. Guardate non scappo: ho chiesto io il rinvio”, dice Martina. “Continuo a pensare – aggiunge – che se avessimo fatto oggi l’assemblea nazionale avrebbe prevalso la discussione su contingenza legata a queste ore, come è giusto che fosse. Mentre noi abbiamo bisogno di arrivare a una assemblea che metta i fondamentali a questo lavoro di ripartenza. Non ce la caviamo con una domenica al gazebo”.