“La sentenza sulla trattativa Stato-mafia? E’ stata pronunciata in 7 minuti, ma potrà avere ripercussioni storiche”. Sono le parole del giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, nel corso della trasmissione Otto e Mezzo, su La7. “Di fatto la sentenza” – continua – “ci dice che in Italia la fine della Prima Repubblica e l’inizio della Seconda Repubblica sono andate in maniera un po’ diversa dalla veicolazione ufficiale. E’ una sentenza di primo grado che ci dice che alcuni pm, come Di Matteo, hanno svolto un lavoro eroico e meriterebbero ringraziamenti, non gli insulti da parte dei giornalisti e della politica. E ci dice che quei pochi giornalisti che hanno sempre parlato di trattativa Stato-mafia, e molti scrivono per Il Fatto, a partire dal direttore Marco Travaglio, meriterebbero qualche scusa”. Poi sottolinea: “Trovo che sia estremamente grave ed inquietante quello che dice la sentenza, e cioè che i vertici dei carabinieri del Ros, in particolare Mori, De Donno e Subranni, hanno cercato di incontrare la cupola mafiosa, utilizzando come tramite Vito Ciancimino, perché una parte dello Stato voleva che la mafia fermasse la strategia stragista. La sentenza, inoltre, condanna fino al 1993 per i tre vertici del Ros, ma c’è l’elemento politico dirimente” – prosegue – “perché nel 1994 l’azione finale sarebbe stata svolta secondo la sentenza da Marcello Dell’Utri che quindi in qualche modo avrebbe finito questa opera di mediazione tra Stato e mafia. Dell’Utri ha fondato Forza Italia ed era stato già condannato in via definitiva per concorso esterno di associazione mafiosa. E’ del tutto evidente che qualche ripercussione sullo scenario politico e storico di questo Paese questa sentenza ce l’avrà”
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