Le violenze sono inziate mercoledì, quando è entrata in vigore la riforma del sistema previdenziale nazionale avviata dal Fronte nazionale sandinista per la liberazione che prevede una tassa del 5% sui contributi. Il presidente si è detto disponibile a negoziare, ma ha cercato di giustificare l'intervento pesante della polizia
Almeno 25 persone sono morte in Nicaragua durante gli scontri di questa settimana tra polizia e manifestanti che si oppongono alla riforma pensionistica del governo di Daniel Ortega. L’ultimo bilancio delle vittime lo ha fornito il Centro nicaraguense per i diritti umani, che ha parlato anche di 67 feriti, 43 dispersi e di 20 persone arrestate. Il presidente Ortega ha detto che il suo governo è pronto ad avviare negoziati sulla riforma del sistema pensionistico nazionale, ma ha cercato indirettamente di giustificare l’intervento della polizia.
Le violenze sono iniziate mercoledì scorso, giorno in cui è entrata in vigore la riforma del sistema previdenziale nazionale avviata dal Fronte nazionale sandinista per la liberazione per far fronte alla crisi finanziaria dell’ente pensionistico del Paese. La riforma prevede una tassa del 5% sulle pensioni ed un aumento dei contributi per lavoratori e datori di lavoro. Durante i disordini nella capitale Managua, i manifestanti hanno tirato pietre e appiccato incendi e la polizia ha risposto lanciando gas lacrimogeni.
In un intervento trasmesso dalle tv nazionali, Ortega ha detto di essere aperto ai negoziati in modo che “non ci sia più terrore per le famiglie nicaraguensi”, sottolineando però che il dialogo avverrà solo con i rappresentanti del mondo imprenditoriale e non con altri settori della società. Ortega ha inoltre cercato indirettamente di giustificare il pesante intervento della polizia affermando che i dimostranti, in gran parte studenti universitari, vengono manipolati da una “minoranza” di interessi politici e sono stati infiltrati da gruppi criminali.