Il corteo unitario non ci sarà neanche quest’anno. La rinuncia della Comunità ebraica di Roma arriva dopo l’annuncio di quella palestinese di voler partecipare alla manifestazione dell’Anpi “sfilando con le kefieh e le bandiere” nel giorno della Liberazione. Lo scontro si consuma dopo la mediazione del Campidoglio, che negli scorsi giorni aveva annunciato assieme all’Associazione partigiani e alla Comunità ebraica di voler organizzare una “manifestazione popolare, che si concentri sulla storia della Resistenza, della lotta antifascista e dei suoi protagonisti” per dare una risposta unitaria “ai frequenti atti di intolleranza, razzismo e antisemitismo”.
Poi la decisione della Comunità palestinese di Roma e del Lazio e l’accordo è saltato. “Nonostante il tavolo aperto dal Comune e gli sforzi della sindaca Virginia Raggi che ringraziamo per quanto fatto fino ad ora e per essersi espressa chiaramente sulle provocazioni che leggiamo in queste ore, non sembra ci siano più le condizioni per partecipare al corteo del 25 aprile”, ha scritto la Comunità Ebraica di Roma in una nota.
“Di fronte al primo cittadino di questa città, al vicesindaco Luca Bergamo e alla Comunità Ebraica di Roma, l’Anpi ha assicurato che non avrebbe accettato una presenza organizzata delle associazioni palestinesi con bandiere e simboli estranei ai temi del 25 aprile – prosegue – A questo punto è necessario che l’Anpi prenda una posizione ufficiale comunicando che queste organizzazioni sono fuori dal corteo unitario”.
In mattinata, infatti, la Comunità palestinese aveva annunciato di voler partecipare alla manifestazione “sfilando con le kefieh e le bandiere palestinesi” e aveva rilanciato “l’appello a tutti i sinceri antimperialisti, antifascisti, antirazzisti, antisionisti, a tutte le resistenze internazionali alla partecipazione” per “festeggiare la Repubblica Italiana nata dall’eroica Resistenza del popolo italiano, con l’augurio che anche il popolo palestinese possa un giorno festeggiare il suo 25 aprile”. La lotta di liberazione in Palestina, spiegano le associazioni, “non è mai stata una lotta religiosa” e “gli ebrei sono sempre stati i nostri fratelli, con loro abbiamo vissuto per secoli e vogliamo continuare a viverci, oggi e domani, con uguali diritti e uguali doveri”.