Il procuratore nazionale Antimafia ha commentato la decisione della corte presiduta da Alfredo Montalto, che venerdì ha condannato a pene comprese tra gli 8 e i 28 anni di carcere gli ex vertici del Ros, il fondatore di Forza Italia e i boss mafiosi: "Sentenza dà conferma della presenza di soggetti estranei alle mafie e interni a gruppi in grado di influire in modo lesivo sulla nostra democrazia". Fnsi e Usigrai chiedono alla Rai di dedicare una prima serata all'inchiesta
La sentenza emessa dalla corte d’Assise di Palermo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra dice che “la mafia fu legittimata“. È l’opinione di Federico Cafiero De Raho, intervistato al programma i Funamboli su Radio 24. Il procuratore nazionale Antimafia ha commentato la decisione della corte presiduta da Alfredo Montalto, che venerdì ha condannato a pene comprese tra gli 8 e i 28 anni di carcere gli ex vertici del Ros, Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, il fondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, e i mafiosi Leoluca Bagarella e Antonino Cinà. Erano tutti accusati di violenza o minaccia a un corpo politico dello Stato.
“Io credo che, innanzitutto la sentenza dà conferma di una ricostruzione che era quella alla quale si guardava nell’ambito dell’esame delle stragi, soprattutto quelle in cui hanno trovato la morte Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, della presenza cioè di soggetti estranei alle mafie e interni a gruppi in grado di influire in modo lesivo sulla nostra democrazia. C’è un passato da ricostruire attentamente, guardando a quelle parti dello Stato che non hanno fatto quello che dovevano fare”, ha detto il numero uno della Direzione nazionale antimafia. “La sentenza – ha aggiunto – dà certezza della ricostruzione della verità: che certi soggetti hanno avuto rapporti con la mafia, hanno potuto arrivare a una sorta di accordo e così hanno legittimato la mafia”. Si tratta comunque di una sentenza di primo grado, ha precisato De Raho, ma che “ci dà il senso della configurazione del reato“. Al di là di questo – ha continuato il procuratore – “dobbiamo guardare ai fatti, inoppugnabili: i rapporti che ci sono stati e l’obiettivo che si voleva conseguire, i benefici che si volevano riconoscere a determinati criminali. Ora c’è un passato da ricostruire attentamente guardando a quelle parti dello Stato che non hanno fatto quello che dovevano fare”.
Il numero uno di via Giulia ha anche commentato le accuse lanciate ieri dal pm Nino Di Matteo. Il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta sulla Trattativa sin dall’apertura del primo fascicolo lavora oggi alla Dna. Ospite di Lucia Annunziata, Di Matteo si è lamentato del fatto che l’Associazione nazionale magistrati e il Consiglio superiore della magistratura non abbiano difeso né lui né i suoi colleghi dagli attacchi subiti nelle fasi calde dell’indagine. “Devo dire – ha detto De Raho – che personalmente ho detto ai colleghi della procura nazionale (dove ora lavora anche Francesco Del Bene, altro pm storico della Trattativa ndr) che dovevano essere fieri del lavoro svolto, che ha permesso di ricostruire una parte importante della storia del Paese. Che poi Anm e Csm non siano intervenuti a sostegno dei pm è in realtà quello che solitamente avviene per non interferire in un processo. Un loro intervento finirebbe per alterare i meccanismi processuali stessi, che vedono protagonisti le parti dell’accusa e della difesa”.
“L’Associazione ha sempre difeso dagli attacchi l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati”, era stata la replica a Di Matteo del presidente dell’Anm, Francesco Menisci. Da Palazzo dei Marescialli, invece, non arriva nessun commento: “Non c’è nessuna volontà di replicare a Di Matteo“. Non commenta neanche Giovanni Legnini, vicepresidente dell’organo di autogoverno della magistratura: “Non commento le sentenze, non rientra tra le funzioni del Csm”.
Sul tema, però, intervengono la Federazione nazionale della Stampa e il sindacato dei giornalisti Rai, che chiedono alla televisione di Stato di occuparsi dell’inchiesta. “La sentenza sulla trattativa Stato-mafia è un passaggio storico per il nostro Paese. Oggi più che mai diventa centrale il ruolo della Rai Servizio Pubblico per raccontare con chiarezza fatti, protagonisti e attualità di quel processo. Per questo, lanciamo un appello alla Rai: dedichiamo una prima serata alla trattativa Stato-Mafia. La lotta alle mafie passa anche attraverso una denuncia precisa, puntuale e dettagliata di quella vergognosa pagina del nostro Paese”, scrivono in una nota congiunta Fnsi e Usigrai.