Ci sono il generale “Valenti”, “Maurizio” detto anche “Zio”, e “Italo” detto anche “comandante Gallo”. Tre partigiani, tre anime politiche, tre patrioti. Uno partiticamente e culturalmente diverso dall’altro, ma tutti concentrati e gettati verso l’unico obiettivo possibile: la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. È uno strano oggetto letterario 25 aprile 1945 scritto da Carlo Greppi per Laterza. Intanto perché l’autore ha la felice intuizione di ri-mettere insieme tre personaggi reali come il generale Raffaele Cadorna, che nell’agosto del 1944 assunse il comando del Corpo Volontari della Libertà, la struttura di coordinamento generale della Resistenza italiana; il leader del Partito d’Azione Ferruccio Parri e il leader del Partito Comunista Italiano, Luigi Longo, che di Cadorna furono i vice e ne approvarono non senza problemi la nomina. E poi perché con uno stile e un approccio alla documentazione storica piuttosto sui generis, Greppi è capace di raccontare l’eterogeneità e la frammentarietà delle forze resistenziali antifasciste in campo tra il settembre ’43 e l’aprile del ’45 senza esibire il tono della polemica e della verità (scomoda) ritrovata. Infatti 25 aprile 1945 è il semplice racconto dell’orgoglio pulito e coraggioso di una nazione ferita che si coagula, tra oggettive forze e inevitabili debolezze, verso l’obiettivo comune della “resa incondizionata” di Mussolini e dei tedeschi invasori dell’Italia.
Il racconto dovrebbe partire proprio nel primo pomeriggio del 25 aprile 1945, nella stanza dell’arcivescovado di Milano, dove ci sono il cardinale Schuster, e poi alla spicciolata Mussolini, una caterva di gerarchi e repubblichini che nemmeno a Salò, e lo sparuto ma deciso gruppetto di partigiani del Cln tra cui Valenti/Cadorna. Dovrebbe, appunto. Proprio perché a Greppi piace tenere in sospeso la conclusione tanto agognata, l’evento storico tanto sbandierato, a cui ogni volta si aggiunge un tassello, non arriva che a fondo libro. Continuamente evocato, semplicemente rimandato, l’autore – storico e scrittore – utilizza la tecnica di continui rewind e flashforward per raccontare dell’immensa difficoltà e della contigua costanza con cui la Resistenza arrivò comunque a contrattare la resa di Mussolini e del Ventennio. Non c’è linearità stilistica, evidentemente, perché non c’è quella storica. Perché inventare le certezze di un comando antifascista unito prima della data fatidica oltre che ricordo fasullo assumerebbe anche i connotati di una sviolinata retorica senza più paraventi politico-simbolici. Vuoi per la difficile integrazione tra comunisti, socialisti e le frange più moderate tra monarchici e liberali della guerra partigiana; vuoi per la meteora di quel Partito d’Azione che almeno fino all’egemonia storico-rivoluzionaria comunista del ’46-’48 rimase un partito “radicale” anche agli occhi dei democristiani di lotta; gli otto mesi che precedono la fatidica data della Liberazione sembrano più lo scampare dei singoli partigiani a rastrellamenti repubblichini, imboscate fasciste, arresti e interrogatori delle SS. Valenti/Cadorna fugge in continuazione e la scampa, come del resto Italo/Longo, ma Parri/Maurizio verrà catturato a Milano il 2 gennaio 1945 e con la moglie rischierà la vita prima di essere rilasciato proprio alla vigilia di quella riunione in Arcivescovado a Milano.
Eppure sfogliando le pagine di 25 aprile 1945 emerge dirompente l’estrema modestia e l’altissima moralità dei singoli partigiani, comunisti, azionisti, liberali che siano, investiti di autorità e poteri che faranno la storia. Come della febbrile, concitata e mai doma energia con cui la Resistenza si adoperò per intralciare, annientare, distruggere il fascismo decadente degli ultimi tre anni di guerra. Impavidi e sprezzanti del pericolo, quelli che saltavano nel cerchio di fuoco staraciano, erano semmai realmente i partigiani. Un coraggio indomabile, soprattutto per i “quadri” presenti in città. Ad ogni angolo una spia, ad ogni pianerottolo orecchie e occhi che potevano parlare e tradire. E intanto c’erano uomini comuni, uomini qualunque che credendo nei valori di un’amicizia o di un’Italia da liberare dal nemico, rischiavano la pelle come i patrioti risorgimentali. Tra le tante gesta eroiche raccontate nel libro di Greppi c’è perfino quella del partigiano Franchi, quell’Edgardo Sogno che i più giovani ricordano per il suo esacerbato anticomunismo post ’45 che offuscò obiettivamente il coraggio antifascista e collettivo di quei giorni. Tanto che è Franchi con un altro manipolo di partigiani con cui compiva azioni, come ricordò Valenti stesso, “ardite”, a tentare vanamente di liberare Parri/Maurizio proprio per l’importanza simbolica del politico non proprio moderato (Parri che diventerà presidente del Consiglio dal giugno a dicembre del ’45, ndr) tra le file armate antifasciste. Poi è vero, i tre protagonisti ogni tanto si perdono tra le curve cieche della storia. Longo proprio scompare per almeno metà libro. E si comprende che il vero soggetto inseguito è la figura davvero dimenticata di Cadorna/Valenti. 25 aprile 1945 rimane comunque un documento storico prezioso elaborato quasi come fosse un testo già pronto per una puntata tv di storia contemporanea magari presentata da Carlo Lucarelli.