Il lavoro in prima linea resta quello della diplomazia vaticana, ma alle spalle si muove anche la politica italiana. La cittadinanza “per motivi umanitari” concessa dai ministri Angelino Alfano e Marco Minniti è stato solo il primo passo del governo Gentiloni, in carica per gli affari correnti e tuttavia attivo nella vicenda di Alfie Evans, il piccolo di 23 mesi sopravvissuto per undici ore al distacco dalle macchine che lo tenevano in vita: un grimaldello giuridico per spalleggiare le volontà del Vaticano e apprezzato dal centrodestra, che continua a chiedere un intervento deciso. L’ultima mossa, annunciata dalla presidente dell’ospedale Bambin Gesù, Mariella Enoc, è quella della titolare della Difesa, Roberta Pinotti: “La nostra équipe è pronta per partire in pochi minuti con un aereo fornito dal ministro”, ha spiegato a Radio 24 confermando anche i contatti con l’ambasciatore a Londra, Raffaele Trombetta.
Durante la notte sono così continuati i contatti fra rappresentanti italiani ed autorità politiche, sanitarie e giudiziarie britanniche. Ma Londra resta ferma al momento nella difesa della giurisdizione che il Regno Unito si attribuisce sulla vicenda. La concessione della cittadinanza italiana per motivi umanitari ad Alfie dà in effetti all’Italia il diritto di essere ascoltata, attraverso canali politici, diplomatici e legali. Ma – osservano diversi analisti locali – non cancella il fatto che il bambino resta anche cittadino britannico, ricoverato a Liverpool in un ospedale in territorio britannico e oggetto di sentenze emesse da corti britanniche, che hanno autorizzato il distacco dai macchinari. L’attivismo dell’esecutivo italiano ha riacceso le speranze dei genitori, che hanno chiesto un permesso umanitario all’Italia: “Tom (il padre, ndr) ci ha fatto sapere che Alfie sta andando bene e che aspettano l’intervento diretto del nostro Governo”, riferisce Steadfast Onlus, l’organizzazione di cooperazione internazionale che sta seguendo la vicenda del piccolo ricoverato all’Alder Hey Children’s Hospital per una grave malattia neurodegenerativa.
E il dibattito diventa anche politico in senso stretto. “Steadfast – spiega la onlus – ha lanciato un appello ai politici italiani affinché si esprimessero a favore del piccolo Alfie Evans, arrivando a coinvolgerne oltre 120, tra cui due leader di partito come Matteo Salvini e Giorgia Meloni“. Non a caso, il centrodestra è compatto sul fronte del “continuiamo a fare di tutto per salvarlo”, come dice Meloni. I parlamentari e i capigruppo della Lega hanno presentato una mozione firmata anche da Salvini per impegnare il governo a continuare l’azione diplomatica per portare il bambino in Italia. “Vincano il diritto alla vita, alla speranza, alla cura. In gioco ci sono valori senza i quali non ci sono né comunità né esistenza né libertà”, rimarca il vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera, Stefano Mugnai. Dopo la decisione del tribunale, aggiunge il vicepresidente della Camera, Lorenzo Fontana, “l’ultima questione rimasta da sciogliere attiene alla diplomazia, ed è a questo livello che il governo deve intervenire, con la massima rapidità possibile“.
Mentre Giorgio Trizzino, neo parlamentare del M5s ed ex direttore sanitario dell’ospedale Pediatrico di Palermo, evidenzia come “la scienza ancora una volta debba rappresentare un punto di riferimento per ogni nostra valutazione anche in ordine a questioni etiche e morali”. Alfie, ricorda, “è affetto da una patologia le cui conseguenze sono mortali e portano ad atroci sofferenze che al momento sono controllate da una profonda sedazione” e quindi ritiene “opportuno affrancarsi dal frastuono di queste ore, dove soggetti culturalmente lontani da questi argomenti non mancano di ritagliarsi uno spazio mediatico piombando puntualissimi su un caso che dovrebbe essere lasciato in un rispettoso e prudente silenzio”.