L’operazione di vendita di Embraco va in porto, ma esclude lo stabilimento italiano di Riva di Chieri, in provincia di Torino. Whirlpool ha trovato un accordo con la giapponese Nidec Corporation, che acquisirà per 1,08 miliardi di dollari in contanti Embraco, la divisione compressori della multinazionale. La notizia è stata diffusa oggi, ma per i sindacati ha origine lontane nel tempo: “L’operazione Nidec è sicuramente iniziata tempo fa e ci rivela ancora di più i motivi della chiusura alla trattativa dell’Embraco fino a metà febbraio e la fretta nella volontà di chiudere lo stabilimento” è stato il commento di Federico Bellono, segretario provinciale torinese delle Fiom-Cgil.
L’intesa non include infatti la Embraco Europe srl che ha sede a Riva di Chieri, dove ci sono ancora 497 lavoratori in esubero – per i quali i licenziamenti sono al momento congelati fino a fine anno – che attendono notizie su potenziali investitori. Questo stabilimento, ha detto l’azienda, “è soggetto a un accordo separato con le autorità locali e i sindacati. Whirpool si attende di cessare le operazioni e porre fine alla produzione nella struttura italiana di Embraco”.
Dure le reazioni dei sindacati, che da mesi combattono per dare un futuro allo stabilimento piemontese e ai suoi lavoratori: “Ci è voluta una fortissima mobilitazione – prosegue Bellono -, arrivata fino al Parlamento europeo, per avere quantomeno da parte di Whirlpool una presa di responsabilità per favorire una reindustrializzazione del sito di Riva di Chieri. Su questo però siamo ancora alle parole, si deve, nei prossimi giorni, passare ai fatti concreti”.
Critici anche i rappresentanti Uilm: “Prendiamo atto della notizia arrivata per vie ufficiose, che in questa fase genera confusione su confusione”, affermano Dario Basso e Vito Benevento. “La situazione dei 497 lavoratori in esubero a Riva di Chieri rimane la stessa. Azienda e ministero ci aggiornino al più presto su un progetto che possa dare prospettive ai lavoratori”. Proprio di questo si sarebbe dovuto parlare oggi, martedì 24 aprile, in un incontro al ministero dello Sviluppo economico, ma la riunione, hanno detto nei giorni scorsi i sindacati, è stata stata spostata al prossimo 17 maggio con una “decisione inattesa”.