"Siamo devastati" per la decisione, il commento di Jugend Rettet, presa "nonostante la mancanza di prove per le accuse contro di noi e l’alto tasso di morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale", ma "combatteremo per il diritto di soccorrere persone in pericolo in mare
Il sequestro risale alla scorsa estate nel pieno delle polemiche sull’attività delle navi delle ong nel Mediterraneo. La Iuventa, nave della organizzazione non governativa tedesca Jugend Rettet, non tornerà nel Mediterraneo alla ricerca di imbarcazioni di migranti in difficoltà perché la Cassazione ha confermato il sequestro della nave disposto dalla procura di Trapani nello scorso agosto: gli inquirenti siciliani ritenevano che ci fosse una “collusione” tra trafficanti e soccorritori. Intanto, informa l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), il conto delle vittime dei ‘viaggi della speranza’ è arrivato quest’anno a 571. Nello stesso periodo del 2017 erano stati registrati 1.091 morti, ma gli arrivi in Europa erano stati 44.058, contro i 18.939 di quest’anno. Il tasso di mortalità delle traversate è dunque salito. Sempre nel 2018, 4.790 migranti sono stati ricondotti in Libia dalla Guardia costiera libica.
La Jugend Rettet – che l’estate scorsa aveva rifiutato di sottoscrivere il Codice di condotta per le ong proposto dal Viminale – il 2 agosto è stata sequestrata dai magistrati trapanesi con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina; gli inquirenti hanno rilevato contatti tra l’equipaggio della nave e trafficanti di migranti libici, nonché interventi di soccorso senza che i profughi fossero in reale situazione di pericolo. Secondo un testimone gli operatori restituirono un gommone agli scafisti dopo un salvataggio.
Gli ermellini hnnoa respinto il ricorso dei legali della ong accogliendo quindi l’ipotesi dei pm. “Siamo devastati” per la decisione, il commento di Jugend Rettet, presa “nonostante la mancanza di prove per le accuse contro di noi e l’alto tasso di morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale”, ma “combatteremo per il diritto di soccorrere persone in pericolo in mare. Dovremo considerare – aggiunge – di ricorrere alla Corte europea per i diritti umani“. Ed a tutela di chi lascia il proprio Paese alla ricerca di migliori condizioni di vita è intervenuto oggi il Garante nazionale dei diritti dei detenuti, che ieri ha monitorato un’operazione di rimpatrio forzato di 35 cittadini tunisini, organizzata dal Dipartimento della Pubblica sicurezza. In questa attività, evidenzia il Garante, “permangono alcune criticità già più volte segnalate circa pratiche di routine non sempre rispondenti a criteri di necessità e proporzionalità”. Gli aspetti critici, anticipa l’organismo, “saranno precisati e nuovamente segnalati nel Rapporto che sarà redatto circa questo volo e che sarà inviato al ministero degli Interni”.