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Tiziano Renzi e l’affare degli outlet, parla l’ex socio Dagostino: “Lo usavo per condizionare psicologicamente i politici”

In un'intervista a La Verità di Maurizio Belpietro, l'immobiliarista di origini pugliesi non usa giri di parole per descrivere in cosa consisteva il suo rapporto con il babbo dell'ex segretario del Pd. "Traffico di influenze? Sì, ma ci vorrà tempo per il processo e massimo della pena è 3 anni"
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Perché portava in giro Tiziano Renzi a incontrare i politici? “Perché faceva parte del suo lavoro, quello della lobby. Era un’epoca, quella, dove incontravi un tale per strada e voleva stare con Renzi“. Il padre dell’ex premier era il suo biglietto da visita? “Come l’arbitro che dà il rigore alla Juventus per condizionamento psicologico“. Parola di Luigi Dagostino, che in un’intervista a La Verità di Maurizio Belpietro non usa giri di parole per descrivere in cosa consisteva il suo rapporto con il babbo dell’ex segretario del Pd.

Entrambi (insieme a Laura Bovoli, madre di Matteo Renzi) sono indagati dalla Procura di Firenze per fatture false (nel mirino ce ne sono due per un controvalore di quasi 200mila euro versati dalla Tramor di Dagostino a due società dei Renzi, la Eventi6 e la Party srl), emesse negli anni in cui i due giravano l’Italia per convincere le amministrazioni locali a costruire sul loro territorio gli outlet The Mall di Kering (Gucci). Nel 2015 Il Fatto Quotidiano ha raccontato quegli incontri a Sanremo e Fasano (Brindisi), che vanno ad aggiungersi ad altri appuntamenti di affari della coppia in giro per l’Italia, come emerso da un’agenda sequestrata a gennaio scorso all’imprenditore di origini barlettane. Sono gli anni della nascita della società Party (40% di Renzi, 60% di Dagostino, chiusa nel 2016 per “campagna di stampa avversa”) e, secondo i pm fiorentini, delle fatture false per operazioni inesistenti. Quando però gli si fa notare che evidentemente gli inquirenti sospettano che quei soldi in realtà fossero il corrispettivo per un’attività di lobby, Dagostino sminuisce: “È una storia che ha una rilevanza pari allo zero. Mediaticamente può essere interessante, ma secondo me si sta parlando del niente. Dal punto di vista giudiziario non c’è notizia“.

L’immobiliarista, poi, si dimostra esperto di reati e tempi della giustizia: “Stiamo parlando di una roba del 2015, prima che si vada a processo ci vorrà del tempo e il massimo della pena di quella roba là può essere tre anni”. Quella roba là sarebbe il traffico di influenze illecite, stesso reato per cui Tiziano Renzi è indagato nell’inchiesta Consip. Guai, però, a paragonare le due vicende: “Quella riguarda la pubblica amministrazione, io in vita mia non ho mai emesso una fattura a un ente pubblico”. Tiziano, tuttavia, era sempre presente a incontri, cene, appuntamenti di lavoro con imprenditori, sindaci, assessori regionali, senatori. “In quel periodo tutti cercavano Renzi” aggiunge Dagostino. Sudditanza psicologica tutta italiana? “Esatto. Se mio figlio sta male e vado in ospedale il fatto di dire conosco il professor tal dei tali e ottenere una visita dieci giorni prima, è normale: lo fa il finanziere, lo fa il magistrato”. E lo faceva Dagostino presentandosi agli incontri con Tiziano Renzi, che il 5 ottobre 2017, davanti ai pm che lo stavano interrogando, descrive Dagostino come “persona affidabile e corretta”.

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