Oggetto del ricorso era il decreto dell'allora governo Renzi. I giudici hanno sospeso la decisione in attesa che sia valutata dalla Corte di giustizia dell'Unione europea la "conformità alle norme" comunitarie. A rilanciare la notizia i parlamentari 5 stelle che avevano sostenuto la battaglia degli ambientalisti nella scorsa legislatura
Il Tar del Lazio ha rinviato lo Sblocca Italia davanti alla Corte di giustizia Ue. I giudici, si legge, “dubitano sulla conformità alla normativa europea” delle misure dell’allora governo Renzi in merito alla realizzazione su scala nazionale di un sistema di gestione dei rifiuti urbani, e per il fatto che “il presidente del Consiglio dei ministri possa con decreto rideterminare la capacità degli impianti di incenerimento”. Per questo il Tar ha inviato la questione ai giudici Ue, sospendendo la sua decisione su un ricorso proposto da alcuni comitati ambientalisti che da anni si battono contro l’utilizzo degli impianti che bruciano i rifiuti. Al centro del ricorso appunto il decreto del presidente del Consiglio dell’agosto 2014, ad oggetto l’individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento. I ricorrenti erano: “Verdi Ambiente e Società; Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare; il comitato Donne 29 agosto; l’associazione Mamme per Salute e Ambiente Onlus, queste ultime difese dall’avvocatessa Carmela Auriemma, già consigliera comunale del Movimento 5 stelle di Acerra.
A rilanciare la notizia sono stati i parlamentari M5s, che nella scorsa legislatura avevano sostenuto la battaglia dei comitati ambientalisti. “Il Tar del Lazio”, si legge in una nota a firma Salvatore Micillo, Alberto Zolezzi, Federica Daga, Paola Nugnes e Vilma Moronese, “con la sua ordinanza ha posto alla Corte di Giustizia europea tre questioni che mettono in discussione l’intero impianto normativo dello Sblocca Italia nella parte relativa agli impianti di incenerimento e più in generale, alla pratica di incenerimento come tipologia di trattamento del rifiuto” sostengono i parlamentari pentastellati. “Il Collegio dubita della conformazione dello Sblocca Italia rispetto alla normativa comunitaria su tre punti specifici: l’articolo 35 che regola la libera circolazione di rifiuti per lo smaltimento in inceneritori, il ruolo preponderante degli inceneritori definiti come ‘impianti strategici di priminente interesse nazionale’, la mancata Valutazione Ambientale Strategica-Vas. Tutte norme che contrastano con la gerarchia d’intervento comunitario in materia di rifiuti che vede riduzione, recupero di materia e riciclo come interventi prioritari rispetto all’incenerimento di rifiuti” concludono i parlamentari.
*aggiornato da redazione web il 3 maggio 2017