Si chiama ragno eremita. O ragno violino. O reclusa. E’ uno dei pochi aracnidi velenosi che vive in Italia. E ha fatto passare a un 59enne di Terni giornate terribili: “Ho visto la morte in faccia – ha raccontato l’uomo al Messaggero -. Sono vivo per miracolo. Quando sono arrivato all’ospedale di Terni non parlavo più e la funzionalità di alcuni organi era ormai compromessa. Se l’ho raccontata lo devo alla professionalità dell’equipe medica del reparto di malattie infettive guidato dalla professoressa Daniela Francisci”.
L’uomo è stato morso nel giardino di casa e da lì e iniziata la sua odissea: braccio sinistro gonfio dopo qualche giorno dal morso, febbre, aggravamento delle condizioni fino al mal funzionamento dei reni e alla necrosi dell’arto. Un ragno così pericoloso, la reclusa, che è diventato un’arma nel nuovo romanzo di Fred Vargas (Il morso della reclusa, uscito da poco in Italia): “E’ pericolosa?”, chiede il commissario Adamsberg, protagonista dei romanzi della scrittrice francese, a una signora misteriosa che si interessa di ragni. “Soprattutto se aspetti giorni e giorni – risponde lei – E la gente non se ne intende. Non sa che se spunta una vescica è perché li ha morsi la reclusa. Che è meglio andare dal dottore“. E nel caso del libro della Vargas, non tutti riescono a reagire con tempismo all’azione di questa arma letale. Cosa che per fortuna è invece riuscito a fare il 59enne di Terni.