I manifestanti erano accusati di devastazione e altri reati legati alla manifestazione dell'1 maggio, durante la quale venne messo a ferro e fuoco la zona attorno alla stazione di Cadorna. Gli inquirenti, dopo aver visionato assieme alla Digos circa 600 gigabyte di filmati, erano giunti alla conclusione che quei giovani non avrebbero fatto parte di quel "blocco nero"
Quarantacinque antagonisti e anarchici, indagati per la guerriglia urbana che si scatenò a Milano nel giorno dell’apertura di Expo 2015, non andranno a processo. Il giudice per le indagini preliminari, Gennaro Mastrangelo, ha accolto la richiesta di archiviare tutte le posizioni avanzata un anno fa dai pm Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo, e Piero Basilone.
I 45 giovani, tra cui quattordici greci, erano accusati di devastazione e altri reati legati alla manifestazione dell’1 maggio durante la quale venne messo a ferro e fuoco la zona attorno alla stazione di Cadorna. Gli inquirenti, dopo aver visionato assieme alla Digos circa 600 gigabyte di filmati, erano giunti alla conclusione che quei giovani non avrebbero fatto parte di quel “blocco nero” che distrusse banche, negozi, auto private, oltre che scontrarsi con la polizia nella zona di via Meravigli e nelle strade attorno a via Monti.
Nel corso delle indagini, erano anche emerse difficoltà di riconoscimento e di attribuzione di condotte specifiche relativamente ad alcune singole posizioni. Non si tratta dell’unica inchiesta legata ai disordini di quel giorno. In altri casi, diversi manifestanti hanno patteggiato e un antagonista, accusato di aver picchiato un poliziotto con un bastone, ha concordato una pena a 2 anni di reclusione. Attualmente, inoltre, 5 anarchici greci non estradati e un italiano latitante sono a processo per devastazione, accusa questa caduta nei processi ad altri quattro No Expo.