È la richiesta dell'accusa nel terzo processo d’appello ai cinque medici dell’ospedale romano Sandro Pertini imputati. I camici bianchi sono stati condannati, assolti due volte in appello e per due volte la Cassazione ha annullato con rinvio il verdetto
Una nuova perizia per accertare il nesso tra “le condotte colpose già accertate” e la morte di Stefano Cucchi. L’ha chiesta il pg Arcibaldo Miller nel terzo processo d’appello ai cinque medici dell’ospedale romano Sandro Pertini (il primario Aldo Fierro, insieme con i dottori Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo), imputati nella vicenda della morte di Stefano Cucchi, il giovane geometra romano arrestato nell’ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo in ospedale.
I giudici della II Corte d’assise d’appello, presieduti da Tommaso Picazio, dopo aver ascoltato gli interventi delle parti civili (Comune di Roma e Cittadinanzattiva-Tribunale diritti malato) e di gran parte dei difensori degli imputati, hanno aggiornato a metà maggio l’udienza per ascoltare gli ultimi due avvocati e per la camera di consiglio nella quale dovranno stabilire se riaprire l’istruttoria dibattimentale e eventualmente con quali modalità. L’ipotesi della nuova perizia è stata avversata dai difensori, i quali si sono comunque rimessi alla valutazione della Corte; Cittadinanzattiva l’ha considerata una subordinata alla richiesta formale di sentire alcuni periti o medici.
Lunga e complessa la vicenda processuale che ha riguardato i medici. Inizialmente portati a processo per l’accusa di abbandono d’incapace, furono condannati in primo grado nel giugno 2013 per omicidio colposo, poi assolti in appello. Intervenne la Cassazione rimandando indietro il processo, con i nuovi giudici che confermarono quell’assoluzione. Poi, nuovo intervento della Cassazione e nuovo rinvio per quest’altro processo.