Il 40,7 per cento degli elettori Pd è a favore di un governo con il Movimento 5 stelle, ma preferirebbero un esecutivo del presidente guidato da una personalità esterna ai partiti (75,8%). Mentre il 44 per cento dei sostenitori M5s dà un giudizio positivo all’accordo con i dem, pur preferendo l’intesa con la Lega (73,4%) perché “i due partiti che hanno vinto le elezioni devono governare”. La fotografia dei sondaggi Swg per il Messaggero racconta di una base che, da una parte e dall’altra, non sarebbe completamente ostile all’ipotesi di vedere insieme Pd e 5 stelle, anche se per entrambi rimane almeno la seconda scelta. Se i grillini non sono entusiasti dell’accordo, sicuramente non compare nei sondaggi “la rivolta della base Pd” tante volte evocata dai renziani: nessuna traccia o quasi dei malumori, di cui si portava come prova la diffusione dell’hashtag #senzadime o #senzadinoi su Twitter. La tendenza è stata confermata anche dai sondaggi trasmessi il 27 aprile da La7, con gli elettori Pd favorevoli all’accordo con i 5 stelle al 40 per cento. “Sono gli elettori, non gli iscritti”, ha fatto notare Matteo Renzi secondo il retroscena de la Stampa. Ma difficile che, parlando di consenso, il partito tenga conto solo di chi ha la tessera. A confermare l’umore della cosiddetta base dem sono anche le rilevazioni di Ipsos per il Corriere della Sera: il 39 per cento degli elettori vuole un accordo con il M5s, solo il 10 per cento accetterebbe quello con il centrodestra. Addirittura il 32 per cento non prende posizione, segno che in tanti attendono cosa succederà nelle prossime ore. Come osserva Nando Pagnoncelli però, più radicata è l’ostilità dei 5 stelle contro il Pd: 59 per cento degli elettori M5s vorrebbe l’accordo con la Lega e solo il 16 con il Pd. Se non si trovasse nessuna intesa infine, i 5 stelle auspicano un ritorno al voto per il 59 per cento (con il 25 d’accordo a un governo sostenuto da tutte le forze politiche), mentre i democratici (50%) preferiscono un esecutivo di transizione (e il 42 per cento chiede il ritorno al voto).
Stupisce, come evidenzia Pagnoncelli, che gli italiani si dicano ancora “molto” (40%) o “abbastanza” (28%) interessati delle evoluzioni delle trattative. Prendendo il totale degli intervistati, e non solo i sostenitori dei singoli partiti, si evidenzia che cala di tre punti la percentuale di coloro che vogliono un esecutivo 5 stelle-Lega (32%), ma si conferma l’ipotesi preferita; segue 5 stelle-centrodestra (17%); in coda l’eventualità di un’intesa Pd-M5s (in calo di 5 punti al 13 per cento). Da segnalare che solo il 4 per cento vorrebbe un esecutivo Pd-centrodestra. Uno scenario generale di “grande incertezza”, dove le “preferenze”, continua Pagnoncelli, sono per i partiti che rappresentano una novità (Lega e M5s), anche se fortemente “ridimensionati” nei pronostici degli italiani. Per quanto riguarda invece l’accordo dem-M5s, c’è rischio di perdita di consensi da parte dei grillini, ma rimane l’opzione preferita per gli elettori dem.
Interessante invece, stando alle rilevazioni Swg, notare che il 40 per cento degli elettori 5 stelle si considera di centrosinistra e solo il 20 per cento di centrodestra. Ma nonostante questo ritengono migliore l’ipotesi di governo con la Lega. Pur restando d’accordo, nel 44 per cento dei casi, a un governo con il Pd. I “più contrari a un governo del presidente” sono i leghisti (28,1%) e i pentastellati (36,8%). Mentre, continua sempre Swg, la colpa dello stallo viene attribuita per il 36 per cento degli intervistati a Luigi Di Maio, mentre il 26,6 per cento a Silvio Berlusconi.
Dopo più di 50 giorni dalle elezioni e dopo due mandati esplorativi ai presidenti delle Camere, gli elettori ancora aspettano la formazione di un governo. Due sono gli eventi che potrebbero cambiare i prossimi equilibri: da una parte le elezioni in Friuli Venezia Giulia di domenica 29 aprile, dall’altra la direzione del Partito democratico attesa per il 3 maggio. E, a proposito di quest’ultima, decisive potrebbero essere le parole dell’ex segretario Matteo Renzi che ha scelto di rilasciare dichiarazioni a Che tempo che fa domenica 29. Insomma una situazione di stallo generale che continua da giorni e che solo nell’ultima settimana ha visto un’accelerazione grazie all’apertura del tavolo tra Pd e Movimento 5 stelle. Il presidente della Repubblica, raccontano i retroscena, si è detto molto preoccupato del fatto che alla fine dei conti non si riuscirà a trovare un’intesa. E, non è escluso, sta valutando anche soluzioni alternative che vanno dal ritorno al voto a una prosecuzione dell’esecutivo Gentiloni per fare poche e mirate riforme. Siamo ancora nel campo delle ipotesi e ogni giorni la situazione cambia, in un contesto di totale fluidità che si rispecchia anche negli effetti sui sondaggi.